Trentuno anni fa, Palermo fu scossa da un attacco brutale. Il 29 luglio 1983, un’autobomba esplose. Morì il giudice Rocco Chinnici. L’esplosione avvenne sotto la sua casa. Con Chinnici persero la vita altri innocenti. Il maresciallo Mario Trapassi fu ucciso. Anche l’appuntato Salvatore Bartolotta. E Stefano Li Sacchi, il portiere dello stabile. Fu la prima strage mafiosa di stampo terroristico. L’Italia intera ne fu profondamente segnata.
In occasione di questo anniversario, Rai Cultura lo ricorda. Rai Storia ripropone un documentario speciale. Si intitola “Diario civile. Palermo come Beirut. Storia di Rocco Chinnici”. L’appuntamento è per oggi, martedì 29 luglio. La trasmissione inizierà alle ore 19.00. Un’occasione per riflettere sulla storia. E onorare chi ha sacrificato la vita.
Rocco Chinnici: un uomo dello Stato coraggioso
Rocco Chinnici era un uomo schivo. Possedeva però una gentilezza dacile. Era un magistrato determinato. La sua figura era rigorosa. Chinnici ha attraversato la storia siciliana. Si occupò della strage di viale Lazio. Divenne Consigliere Istruttore nel 1979. Assunse l’incarico dopo la morte di Cesare Terranova.
Fu lui a compiere scelte fondamentali. Scelse Giovanni Falcone. E anche Paolo Borsellino. Li volle come uomini di punta. Erano i pilastri del suo pool antimafia. Li indirizzò verso un nuovo metodo investigativo. Questo approccio fu rivoluzionario. Portò all’istruttoria del Maxiprocesso. Il processo che si tenne nel 1985. Un passo decisivo nella lotta contro la criminalità.
La storia di Chinnici si intreccia così. Si lega agli anni più difficili di Palermo. Incontra gli uomini dello Stato. Molti caddero per combattere la mafia. Uno dopo l’altro diedero la vita. Da Emanuele Basile a Pio La Torre. Da Carlo Alberto Dalla Chiesa a Gaetano Costa. Da Boris Giuliano a Cesare Terranova. Il loro sacrificio non è stato vano.
“Palermo come Beirut”: il documentario su Rai Storia
Il documentario offre una visione completa. Saranno presenti interviste storiche. Immagini di repertorio arricchiscono il racconto. Vengono proposte testimonianze significative. Caterina Chinnici, sua figlia, parla. Anche lei ha intrapreso la carriera di magistrato. L’ex Generale dei Carabinieri Angiolo Pellegrini contribuisce. Infine, lo storico Salvatore Lupo offre il suo punto di vista. Questo offre una prospettiva approfondita.
La produzione di Rai Storia è accurata. Mira a ricostruire un periodo cruciale. Fa luce sulla figura di Chinnici. Sottolinea il suo contributo decisivo. È un tributo dovuto alla sua memoria. E a quella di tutte le vittime.
Il coraggio di un’idea: il pool antimafia
L’intuizione di Chinnici fu geniale. Comprendere l’importanza di un team. Magistrati che lavorassero in sinergia. Condividendo informazioni e strategie. Questo permise indagini più efficaci. Svelando le ramificazioni di Cosa Nostra. Il pool divenne un modello. Un simbolo di speranza. La mafia non era invincibile. Si poteva combattere e vincere.
Una strage che segnò la storia
L’attentato fu un atto di violenza inaudita. Un chiaro messaggio mafioso. Un’intimidazione contro lo Stato. Volevano fermare il lavoro di Chinnici. Nonostante il sacrificio, il suo lascito rimase. Il pool antimafia continuò il suo cammino. Falcone e Borsellino presero il testimone. Portarono avanti la sua visione. La strage rafforzò la consapevolezza. La mafia andava combattuta senza tregua.
Non perdetevi questo appuntamento. È un momento per la memoria collettiva. Per capire il passato. E affrontare il futuro. Oggi su Rai Storia. Un documentario da vedere.
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