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Radio3 propone “Labanof – Corpi senza nome”, il primo podcast prodotto dal canale – Vincitore del Prix Italia 2020 nella categoria Radio Documentary e Reportage

Radio3 propone "Labanof - Corpi senza nome", il primo podcast prodotto dal canale - Vincitore del Prix Italia 2020 nella categoria Radio Documentary e Reportage Radio3 propone "Labanof - Corpi senza nome", il primo podcast prodotto dal canale - Vincitore del Prix Italia 2020 nella categoria Radio Documentary e Reportage20″Labanof. Corpi senza nome” è il primo podcast originale prodotto interamente da Rai Radio3 e verrà rilasciato online sul sito del canale lunedì 23 novembre, in occasione dei 25 anni di lavoro di un gruppo che da anni si occupa soprattutto di diritti umani: il laboratorio Labanof.

Il podcast è particolarmente interessante perché consente agli ascoltatori di entrare in un luogo di solito inaccessibile: il Labanof infatti è il “Laboratorio di antropologia e odontologia forense” dell’Università Milano, fondato nel 1995 dal medico e antropologo Cristina Cattaneo con il suo mentore Marco Grandi. Qui ogni giorno la professoressa Cattaneo con odontologi, biologi, archeologi e antropologi, lavora per restituire un’identità a chi, morendo, l’ha persa. Il laboratorio nasce con lo scopo di studiare i resti umani, ma negli anni abbraccia diverse missioni, dando alla medicina legale un ruolo fondamentale per la società. Un’anteprima del podcast è già disponibile su RaiPlayRadio.
Nei cinque episodi del podcast, a turno, i colleghi della dottoressa Cattaneo raccontano la propria professione attraverso la ricostruzione di fatti di cronaca più o meno noti con aneddoti sui 25 anni di vita del laboratorio. Grazie alle loro diverse personalità riescono a ribaltare lo stereotipo che lega la medicina forense alla freddezza di una sala autoptica. La professoressa Cattaneo è presente in ogni episodio come voce contro-altare che tira le fila della storia del laboratorio.

I casi:
DA UNA PISTA DI VOLO: Nel 2001 un aereo di linea in partenza da Milano e diretto a Copenaghen si scontra con un piccolo jet privato prima del decollo. Quel giorno muoiono 118 persone, tra passeggeri, equipaggio e personale di terra. È il più grave disastro aereo della storia d’Italia. È anche il primo disastro di massa che il team Labanof ha dovuto affrontare. In casi come questo, l’odontologo è uno dei più importanti specialisti sul campo. Al medico Danilo De Angelis il compito di raccontare di quella drammatica volta a Linate.

DA UN POSTO QUALUNQUE: Quando pensiamo a come scoprire l’identità di un corpo senza nome, pensiamo immediatamente al riconoscimento del volto. Ma cosa succede se il volto non c’è o non è più leggibile? Davide Porta è il ricostruttore facciale del Labanof. Sarà lui a spiegare come è stato possibile dare un volto a chi morendo in circostanze ignote, l’ha perso. Perché una delle mission del Labanof è questa: dare un nome agli sconosciuti.

DAL SOTTOSUOLO: Come si procede quando i corpi vengono trovati sottoterra? Quando si scava in una foresta, di notte, per scoprire la verità in un caso di crimine controverso, ogni singolo dettaglio è fondamentale. E lo specialista in questi casi è l’archeologo. Dominic Salsarola racconta il caso delle bestie di Satana, un gruppo di killer che, tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, ha scritto una delle pagine più scioccanti della cronaca.

DAL PASSATO: I corpi senza nome vengono anche o soprattutto dal passato. Che siano santi o vittime della Grande Guerra, dare un nome a questi resti può essere decisivo anche a distanza di molti anni. Cristina Cattaneo e il team Labanof  spiegano come lavorano sui resti degli ossari, di sepolture antiche e sui corpi di Santi per raccontare la storia del nostro Paese. Pasquale Poppa tecnico del Labanof guida gli ascoltatori in questo viaggio nel passato.

DAL FONDO DEL MEDITERRANEO: Nel giugno 2015 una telefonata ha messo il team di Labanof davanti alla sfida più grande mai affrontata: il naufragio del 18 aprile 2015, tristemente nota come la tragedia del canale di Sicilia, una delle peggiori del Mediterraneo. A loro il compito di dare un nome a ciascuna delle vittime. Impegnate in questo lavoro di identificazione fin dall’inizio e nella missione che tuttora li vede coinvolti nello studio dei resti e degli effetti personali dei naufraghi, sono due delle antropologhe del Laboratorio, Francesca Magli e Debora Mazzarelli. E con la tragedia di Melilli, il racconto di un’altra loro battaglia, perché restituire un’identità a tutti i morti sconosciuti, senza distinzione di provenienza, è l’obiettivo. Non solo per ridare loro una dignità, ma soprattutto per offrire risposte a chi resta.

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