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Recensione: “Blocksophia. La filosofia della blockchain”, la tecnologia e le categorie morali

Blocksophia è un neologismo e come la definisce la stessa autrice, un augurio.Recensione: "Blocksophia. La filosofia della blockchain”, la tecnologia e le categorie morali

La storia di Internet inizia nel 1969, quando il dipartimento di Difesa americano manifestò l’esigenza di potenziare la comunicazione militare. Si diede così il via al più grande cambiamento dei nostri tempi: l’era digitale.

La realtà odierna è supertecnologica, siamo bombardati costantemente da innumerevoli informazioni sulle quali siamo chiamati inevitabilmente a compiere delle scelte, comunque modulate da una serie di valori, che sono alla base della vita di ciascuno.

Tale situazione è destinata a crescere ed evolversi. Nasce quindi la necessità di una serie di categorie morali e teoriche che ne regolino l’evoluzione.

L’autrice pone l’accento su queste categorie, riconducibili al mondo classico dei concetti base del mondo, quale ad esempio fiducia, trasparenza, segretezza, mostrando come la filosofia può restituire un valore umano alle nuove tecnologie, dandocene una lettura umanistica, attraverso la quale può offrirci quella consapevolezza necessaria.

In futuro quindi la frattura tra tecnologia e umanesimo sarà destinata a ricomporsi, o quanto meno ci si augura che ciò accada.

La fiducia soprattutto è visto come presupposto fondamentale, alla base di ogni rapporto umano, i rapporti fiduciari e reciproci sono anche del mondo finanziario mutuando terminologie dalla religione stessa (fede, credito, debito), tanto che Walter Benjamin parlava di una “dimensione mistica del capitalismo”.

La fiducia è irrinunciabile per la vita umana, in “Blocksophia. La filosofia della blockchain” (Mimesis Edizioni)  si cita il filosofo Salvator Natoli, il quale sostiene che l’uomo non può vivere senza correre il rischio di fidarsi. La blockchain consente di essere assolutamente scientifici e rigorosi nelle valutazioni di rischio della nostra fiducia.

Si parte quindi dall’etimologia di termini quali giudizio, responsabilità, sostenibilità, per tracciarne i valori significanti che hanno assunto per gli esseri umani nella rete delle loro relazioni.

L’avventura della blockchain è iniziata in ambito monetario con i bitcoin, i due termini da molti sono associati e confusi. Ma la blockchain ha un campo di applicazione più vasto.

Alcune delle sue carattertiche principali sono la disintermediazione, la democratizzazione, la trasparenza, la segretezza.

La blockchain è una tecnologia di condivisione visto che i dati informatici raccolti sono in pieno e trasparente posesso di tutti coloro abilitati all’accesso nell’economia della condivisione.

Tuttavia, secondo l’autrice, se ci si affida completamente all’algoritmo, ci si deresponsabilizza. E senza responsabilità, non c’è etica possibile e di conseguenza, non c’è umanità.

L’obiettivo è allora quello di preservare anche in futuro, un ambito di decisione autonoma. La blockchain può darci rapidamente tutta una serie di informazioni che altrimenti non sarebbero accessibili, può quindi esserci di enorme ausilio.

La decisione ultima, però, toccherà sempre a noi, mettendo in gioco sia la nostra responsabilità sia la nostra fallibilità.

Toccherà alla coscienza umana distinguere con intuito e responsabilità.

La filosofia, e la cultura classica, possono essere di supporto in questo percorso, tracciando delle linee guida.

Si comprende così il senso ultimo di questo libro di agevole lettura, edito da Mimesis.

A cui ulteriormente si introduce in maniera originale e illuminante l’idea moderna della positività del rischio e del fallimento nei rapporti umani.

Il fallimento visto come momento di tensione e di spinta alla crescita e al miglioramento.

Francesca Marino è laureata con lode in Filosofia presso l’Università Roma 3, dottoranda in Management presso l’Università Federico II di Napoli. La sua ricerca riguarda in particolare il rapporto tra etica ed economia. È Senior Advisor, per l’Etica e la Responsabilità Sociale e Sostenibilità, presso la Confederazione Mondiale della Gioielleria (CIBJO) e Delegato per il Consiglio Economico-Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC).

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