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Recensione: “Depeche Mode: Spirits in the Forest”, il potere della musica nella vita dei fan

A pensarci bene, la musica accompagna la nostra vita. A volte viaggia morbida nel nostro subconscio, una colonna sonora a basso volume, accompagnando gli eventi senza fare troppo rumore.  Talvolta, invece, si prende il palcoscenico e questo accade nei nostri momenti più felici e in quelli in cui, al contrario, ci sentiamo così fragili da considerarla una vera e propria ancora di salvataggio.Recensione: "Depeche Mode: Spirits in the Forest", il potere della musica nella vita dei fan

Questo è il leit motiv di Depeche Mode: Spirits in the Forest. Lo diciamo chiaro: chi si aspettasse la semplice trasposizione cinematografica della pur bellissima della data del tour al famoso Waldbühne di Berlino (“Forest Stage”) rimarrà deluso. Certo, ci sono brani estesi e spettacolari di quel concerto,  ma quello che impressiona maggiormente è il racconto che è collegato alla musica dei Depeche Mode.

Sono sei fan del gruppo inglese i veri protagonisti di Depeche Mode: Spirits in the Forest: una ragazza della Mongolia che abita con la nonna, una donna dell’Illinois che ha combattuto contro il cancro, un padre colombiano che ha dato vita ad una cover band con i figli, un fotografo rumeno i cui genitori hanno  dovuto procurarsi di contrabbando i dischi musicali all’epoca della dittatura di Ceauşescu, un giovane brasiliano scappato a Berlino alla ricerca di sé stesso e una donna francese che ha perso la memoria a 25 anni, ricordando soltanto la sua band del cuore.

Il film mostra, anche grazie ad intimi filmati girati nella città natale dei fan, in che modo la popolarità e la rilevanza della band sono continuate a crescere e fornisce uno sguardo unico sull’incredibile potere della musica di costruire comunità, consentire alle persone di superare le avversità e creare connessioni oltre i confini di lingua, genere, età e circostanza.

“Sono profondamente orgoglioso di condividere questo film e la storia potente che racconta” ha spiegato Dave Gahan dei Depeche Mode “È incredibile vedere i modi molto reali in cui la musica ha influenzato la vita dei nostri fan”.

Martin Gore ha aggiunto: “Nel mondo contemporaneo fatto di frenesia e divisioni, la musica può davvero essere una forza positiva e può unire le persone”.

Depeche Mode: Spirits in the Forest, proiettato in oltre 2.400 cinema, da Adelaide a Zagabria, in oltre 70 paesi e diretto dal pluripremiato regista Anton Corbijn,  ha seguito come già detto il Global Spirit Tour 2017/2018, che ha visto la band suonare davanti a più di 3 milioni di fan in 115 concerti in tutto il mondo. Il regista olandese non è nuovo all’ispirazione musicale, essendone sempre stato profondamente attratto , prima come fotografo, fin dal 1972 e successivamente come director di video clip musicali, lavorando per gli artisti più disparati (David Sylvian, Coldplay, Depeche Mode, New Order, Nirvana, Red Hot Chili Peppers, Joni Mitchell, Front 242, Henry Rollins, Metallica, Naomi Campbell, U2, Nick Cave) e vincendo nel 1994 un premio agli MTV Video Music Award per il video del brano dei Nirvana Heart Shaped Box. I suoi film d’esordio, Control Linear sono, rispettivamente, la biografia di Ian Curtis, cantante dei Joy Division e il film dell’album No Line on the Horizon degli U2.

Il film è prodotto dai Depeche Mode, insieme a Trafalgar Releasing, Sony Music Entertainment e BBH Entertainment e distribuito da Nexo Digital.

 

 

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