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Recensione: “Diario (tragicomico) di una mamma”, imparare a ridere delle proprie (dis)avventure

Recensione: "Diario (tragicomico) di una mamma", imparare a ridere delle proprie (dis)avventure Recensione: "Diario (tragicomico) di una mamma", imparare a ridere delle proprie (dis)avventureNon esistono mamme perfette, solo donne con le loro paure, i loro dubbi e senza le soluzioni per ogni cosa.

Ogni giorno è un duro confronto con i propri limiti, le proprie ferite emotive e a volte si va in panne. Ogni tanto per affrontare la vita tra cambi di pannolini, poppate, biberon e notti in bianco occorre un pizzico di ironia.

Imparare a sorridere delle proprie (dis)avventure da mamma e constatare che, in fondo, siamo un po’ tutte sulle stessa barca, può infatti essere un ottimo rimedio quando lo sconforto sembra prendere il sopravvento.

Il mondo in cui cresce il pancione di Francesca, la protagonista di Diario (tragicomico) di una mamma (Sonda edizioni), è fatto di fatiche quotidiane ma anche di presenze importanti, come Mary, l’amica di sempre, una donna originale ed eccentrica, del tutto diversa da lei, eppure comprensiva. Una luce nel buio, pronta a proporre nuovi punti di vista sulle cose. E poi David, il futuro papà, compagno e complice suo malgrado in questa tragicomica avventura. E infine tutto il parentame variamente composto.

Diario (tragicomico) di una mamma è un libro attuale, sincero, che regala tra scoppi di risa e pianti ormonali, un ritratto dell’Italia di oggi che, a detta di Francesca, non è un Paese per mamme. Uno dei capitoli del tuo libro si intitola proprio “Non è un paese per mamme”:

«Il problema», aggiunge Chiara, «è che questo non è un paese per mamme. Non puoi conciliare maternità e carriera». «Esatto!», s’infervora Mary. «Una volta che hai partorito, per tre mesi ti mantengono, ma poi ti devi dar da fare come gli altri. E non è semplice. Per un anno parcheggi sulle “strisce rosa”, ammesso che dove vivi ci siano e che qualcuno non ci si sia fermato sopra alla faccia tua, poi impari ad arrangiarti e ti trascini il bambino anche per chilometri, se non hai trovato un posteggio vicino. Finché sei incinta, rivendica pure la tua corsia preferenziale al supermercato e al laboratorio analisi, ma poi sono fatti tuoi. Se non riesci a trovare un posto al nido, o paghi una baby-sitter o lo lasci a una nonna (santi nonni!, dico sempre io)».

Tuttora la maggior parte dei compiti e degli impegni relativi ai figli è delle mamme che cercano di conciliare il proprio ruolo di madre con quello di lavoratrice, rinunciando spesso a passioni e “vita sociale”.

Nell’immaginario collettivo italiano, la mamma “perfetta” si annienta, è colei che rinuncia ai suoi spazi, per dedicarsi totalmente ai figli.

Mirando alla perfezione inculcata fin da piccine, quasi tutte cerchiamo di avvicinarci all’ideale mammifero dotato di infinito spirito di abnegazione.

Ma il percorso è lastricato di strafalcioni e avventure rocambolesche. La stessa protagonista viene travolta dagli eventi appunto, dagli umori, dalle decisioni e consigli di genitori, cugini, zii, amiche. Il tutto prende una piega più serrata quando il bimbo ormai è parte integrante della sua vita e si entra nel girone delle poppate, delle coliche, dei dentini, fino ad arrivare alla mitica… fase “via il pannolino”.

Come fare a districarsi in questo labirinto senza fine? Fai finta che la situazione è sotto controllo e sorridi.

Quello che alla fine pagina dopo pagina comprendi è che non bisogna essere madri perfette, ma persone capaci di trasmettere l’importanza dell’amore e della gioia. Insegnare ai nostri figli a essere felici, è tutto qui (!).

L’autrice: Angela Langone, lucana d’origine, vive a Saronno con il marito e il suo bimbo Leo. Laureata in lingue e letterature straniere ha lavorato in Austria, Germania e Scozia e poi in Italia come editor e traduttrice. Attualmente si occupa di comunicazione digitale e gestisce il magazine online viviconstile.it.

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