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Recensione: “La spia che amava”, qualcosa imbarazzava in lei

Recensione: "La spia che amava", qualcosa imbarazzava in lei Recensione: "La spia che amava", qualcosa imbarazzava in leiClare Mulley è una autrice biografa, io definirei i suoi libri “Libri da collezione” perchè dedicati alle storie delle nostre antenate.

In La spia che amava (Edizioni 21Lettere) la Mulley ricostruisce attraverso documenti e testimonianze la complicata, drammatica e affascinante vita di Maria Krystyna Janina Skarbek nata il 1 maggio del 1908.

Maria Krystyna era nata in una famiglia di patrioti aristocratici nel centro dì Varsavia, attuale capitale della Polonia, ma all’epoca era “tecnicamente in Russia”.

La madre Stefania Goldfeder era un’ereditiera appartenente a una ricca famiglia di banchieri ebrei, mentre il padre, Jerzy Skarbek, aveva ereditato un titolo nobiliare, una ricca storia familiare e uno scarso senso di moderazione.
Attraverso la descrizione di Clare si immagina lo stato emotivo di Krystyna “una neonata nata fragile talmente fragile che i genitori temerono per la sua vita. Forse anche lei stessa ha sempre intuito lo stato di pericolo del suo essere al mondo.

Ha vissuto una vita lussuosa, in una casa maestosa, circondata da oggetti eleganti tramandati da padre in figlio. Non si era mai occupata di faccende domestiche, ma solo di leggere libri e ascoltare musica, amava la natura.
Krystyna ben presto rilevò un carattere forte e volitivo, bella con capelli scuri e occhi a mandorla, si rese conto che col suo fascino poteva ottenere tutto ciò che voleva. Frequentò scuole prestigiose in cui tuttavia non si era mai del tutto integrata, ‘qualcosa imbarazzava in lei’.
“La verità è che le ragazze delle ‘migliori’ famiglie la guardavano dall’alto in basso perché sua madre era ebrea”.

La depressione che seguì la Prima guerra mondiale portó al fallimento la banca di famiglia. La sua educazione e istruzione le avrebbero consentito di diventare una buona moglie dell’alta società ma l’impoverimento della famiglia unito alle origini ebree, ridussero tragicamente la possibilità di un buon matrimonio.

Ma Krystyna era risoluta, determinata, giovane, sportiva, consapevole del suo aspetto affascinante, e di quanto il suo carisma e la sua forza d’animo potessero portarla lontano.
Nel 1930 partecipò ad un concorso di bellezza e fu dichiarata “Stella di bellezza”.
Nel 1931 vinse il premio di “Miss sci”. In alcuni documenti dell’epoca ritroviamo scritto che era un’eccellente cavallerizza e fiera sciatrice. Davvero notevole per una donna visto che a quei tempi gli sci erano fatti di legno e scivolavano quasi per conto loro senza controllo.

Con l’avvento della Seconda guerra mondiale si entra nel cuore della biografia, un racconto vivo di chi ha vissuto con vera partecipazione quegli anni. Fu proprio in quel periodo che un giorno Krystyna prese la sua decisione, col suo portamento elegante decise di prendersi cura di migliaia di persone servendo la patria e a suo modo combattere il genocidio degli Ebrei.

Fu necessario tanto coraggio Christine, questo divenne il suo nome dopo aver iniziato a lavorare per la Military Intelligence, prese parte allo Special Operations Executive (SOE) scrivendone un pezzo di storia, diventando il primo agente segreto britannico donna per operazioni clandestine e sabotaggi nei Paesi occupati dai Tedeschi.

Christine fu addestrata in varie discipline. Ad esempio impara la codifica dei messaggi attraverso poesie, apprende ad aggiustare apparecchi con misure di sicurezza, rafforza la sua capacità di paracadutismo, impara a sopravvivere agli estenuanti interrogatori della polizia il cui scopo era quello di abbattere il morale e la resistenza.
“Questa roba ‘da ragazzi’ che richiedeva intuizione, coraggio e determinazione era nella sua natura e Christine si fece valere nell’atmosfera competitiva e molto maschile del campo”.

Desiderio dell’autrice è proprio fornire un’immagine imparziale di una donna davvero straordinaria, se paragonata al contesto del suo paese, e dei suoi tempi.
“Spero che si colga il fiero desiderio d’indipendenza e la leggera vulnerabilità di una donna che ha amato ed è stata amata da molti ed il coraggio di una patriota orgogliosamente polacca, la cui tragedia è stata quella di non vivere così a lungo da vedere il suo paese di nuovo libero”

Un libro da non sottovalutare e da non leggere a ‘cuor leggero’, che nella tragica fine della protagonista e negli avvenimenti successivi alla sua morte, lancia un acuto allarme.
La bellissima spia, infatti, la spia preferita di Wiston Churchill, muore non per mano della guerra ma per mano di un amore sciagurato. Atroce spettro dei tempi moderni, spesso macchiati da delitti di “amori malati”.

La storia di Cristine è stata a lungo sepolta, anche per volontà degli uomini con cui aveva condiviso parte del suo cammino, che censurarono ogni forma di pubblicazione che riguardasse la vita di Cristine.

Allo stesso modo un film a lei ispirato, in cui il suo ruolo avrebbe dovuto essere interpretato proprio dalla figlia di Winston Churchill, Sarah, fu fermato prima di essere divulgato.

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