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Recensione: “L’antifascismo non serve più a niente”. Uno sguardo sull’attualità del nostro paese

Recensione: “L’antifascismo non serve più a niente”. Uno sguardo sull’attualità del nostro paese Recensione: “L’antifascismo non serve più a niente”. Uno sguardo sull’attualità del nostro paese Immaginate una democrazia percorsa quotidianamente da un ritornello che punta a riabilitare la dittatura sulle cui macerie è sorta e il dittatore che l’aveva tenuta saldamente in pugno per vent’anni”.

Inizia così il saggio “L’antifascismo non serve più a niente”, scritto egregiamente quasi come un articolo di giornale da Carlo Greppi per Editori Laterza, dove si focalizza lo stato attuale del nostro bel paese.

Immaginate un paese in cui si ripete costantemente “che c’entriamo noi col fascismo?” e “ma poi, anche se fosse, tanto non era una dittatura, anzi ha fatto pure qualche cosa di buono”.

Immaginate un paese dove il crollo del fascismo viene chiamato anche ‘morte della patria’, dove la Resistenza diventa un’eredità scomoda da nascondere quanto prima nella soffitta della memoria.

Ecco, ora immaginate di mettere alla prova dei fatti queste parole che sono diventate quasi senso comune. È quello che fa questo libro ripercorrendo le ragioni per cui è necessario, ora più che mai, riprendere in mano la storia dell’antifascismo italiano e con essa le parole e le azioni di alcuni suoi protagonisti, uomini e donne del secolo scorso che dedicarono anni – e spesso decenni – a una lotta senza compromessi.

Anni percorsi da un afflato etico, prima ancora che politico, che manca terribilmente nell’Italia di oggi. E che va recuperato.

E così quando ascoltiamo con sgomento frasi come “Mia nonna diceva sempre che quando c’era Lui si stava bene”, pensiamo, tanto per cominciare, ai 118 morti di quei primi cinque mesi tra il 1922 e il 1923, e poi pensiamo ad Amendola, a Gobetti, a Don Minzoni, al piccolo Zamboni martoriato, pensiamo a Matteotti che rivendicò il suo efferato omicidio. O proviamo anche solo a rileggerci l’articolo 10 della Costituzione”.

In questo piccolo stralcio del libro “L’antifascismo non serve più a niente”, si nota una certa amarezza nelle affermazioni che si sentono dire. Come quasi parlare per sentito dire, per stereotipi. Se lo dicono loro, vuol dire che si stava bene. Ma bisogna anche studiare, conoscere e capire per approfondire la verità sull’epoca fascista.

Si dice: “destra e sinistra sono superate”, “il fascismo è finito 75 anni fa”. Quindi l’antifascismo non serve più a niente. Ma è proprio così?”

Già. E’ proprio così?

Carlo Greppi, dottore di ricerca in Studi storici, collabora con Rai Storia – come presentatore, inviato e ospite – ed è membro del Comitato scientifico dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”. Il suo libro L’ultimo treno. Racconti del viaggio verso il lager (Donzelli 2012) ha vinto il premio “Ettore Gallo”, destinato agli storici esordienti. Per Feltrinelli ha pubblicato La nostra Shoah. Italiani, sterminio, memoria (2015), il saggio Uomini in grigio. Storie di gente comune nell’Italia della guerra civile (2016) e i romanzi per ragazzi Non restare indietro (2016, premio Adei-Wizo 2017, sezione ragazzi), Bruciare la frontiera (2018), 25 aprile 1945 (2018) e L’età dei muri, breve storia del nostro tempo (2019). Nel 2017 ha vinto il premio “DIG Awards – Documentari, Inchieste, Giornalismi”, con il film-maker Giampaolo Musumeci, per lo sviluppo di un progetto di documentario intitolato No Border. Militanti ai confini dell’Europa. Collabora anche con il blog culturale Doppiozero e con la Scuola Holden (Biennio in Storytelling & Performing Arts). Socio fondatore dell’associazione Deina e presidente dell’associazione Deina Torino, organizza da diversi anni viaggi della memoria e di istruzione, con i quali ha accompagnato oltre ventimila studenti provenienti da tutta Italia ad Auschwitz e in altri ex lager del Terzo Reich, alla scoperta della storia.

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