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Recensione: Oliver e il galeone dei pirati – Una fascinazione intramontabile

Recensione: Oliver e il galeone dei pirati - Una fascinazione intramontabile Recensione: Oliver e il galeone dei pirati - Una fascinazione intramontabileOliver e il galeone dei pirati
testo Pier Giuseppe Giunta
illustrazioni Gabriele Cracolici
Glifo Edizioni

Oliver, un nome importante per un bambino personaggio di un libro, come non pensare subito a Oliver Twist del grande Charles Dickens?
Ma il “nostro” Oliver è un bambino più fortunato, vive in riva al mare nella bella città di Porto Bianco e sogna avventure da pirati. L’unico suo cruccio è solo di essere un pò “bassino” e non essere preso in considerazione perchè giudicato troppo “piccoletto”.

“Non puoi fare il marinaio, non arrivi al parapetto”.
E così con una storia tutta in rima scopriamo invece che Oliver il marinaio lo farà per davvero grazie al suo coraggio e al suo sale in zucca.
Un racconto per bambini con rime che si baciano un rigo sì e un rigo no… Oliver strappa un sorriso anche ai grandi e narra molto più di quanto ci sia scritto. Narra di rivalse e di accettazione dei propri limiti, del superamento degli stessi e di sogni realizzati.

Bellissimi i disegni dove l’acceso cromatismo e il rosso dei capelli di Oliver, predispongono a seguire con gioiosa curiosità una tavola dopo l’altra. Dinamiche e ben articolate con dovizia di particolari, le illustrazioni sono ad opera di Gabriele Cracolici, illustratore editoriale e insegnante alla Scuola del fumetto di Palermo.

I testi invece, rappresentano il debutto come autore di albi illustrati di Pier Giuseppe Giunta, già soggettista e sceneggiatore per Topolino.

Ci sono la benda nera, la gamba di legno e il forziere del tesoso, la bandiera con il teschio bianco. Insomma il corredo romantico è al completo, con un surplus di nostalgico. Perché i tanto temuti pirati, in fatto di fascino non lo hanno mai perso. Anzi.
Prova ne sia di quanto i racconti e il cinema facciano un continuo uso della figura di questi uomini “liberi” e insofferenti a qualsiasi costrizione.

Il libro ha insomma il grande merito, più che di risvegliare un mito mai sopito, di spiegare con una storia secolare di una fascinazione intramontabile, come non aver timore di essere sè stessi e inseguire i propri sogni nonostante le avversità.

Il che davvero è impresa non da poco, oggi che sembra di dover per forza somigliare al “branco” in una omologazione pigra e forzata per poter essere accettati dagli altri.

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