Le indagini, le condanne, i misteri

Mercoledì 26 marzo alle 23.35 su Rai 2, appuntamento con la sesta puntata di “Linea di confine”, il programma di Antonino Monteleone.
È la mattina del 9 maggio 1997, un colpo d’arma da fuoco ferisce mortalmente alla testa Marta Russo, una studentessa di giurisprudenza della Sapienza a Roma. La ragazza morirà cinque giorni più tardi. L’omicidio diventa un caso mediatico, le prime indagini non portano a nulla, si lavora su tante ipotesi non confermate: lo scambio di persona, il “delitto perfetto”, la pista terrorismo, lo sparo accidentale. Poi la svolta: vengono individuati due assistenti di filosofia del diritto, Salvatore Ferraro e Giovanni Scattone. I due verranno condannati in via definitiva nel 2003, sulla base della controversa testimonianza di Gabriella Alletto, una funzionaria della facoltà. Le modalità di interrogatorio e le pressioni che la donna subisce, però, scandalizzano l’opinione pubblica, tanto che il caso finisce addirittura in parlamento dove intervenne Romano Prodi. Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro si sono sempre dichiarati innocenti.
Ospiti in studio la criminologa Anna Vagli e i giornalisti Vittorio Pezzuto e Marco Taradash.
È la mattina del 9 maggio 1997, un colpo d’arma da fuoco ferisce mortalmente alla testa Marta Russo, una studentessa di giurisprudenza della Sapienza a Roma. La ragazza morirà cinque giorni più tardi. L’omicidio diventa un caso mediatico, le prime indagini non portano a nulla, si lavora su tante ipotesi non confermate: lo scambio di persona, il “delitto perfetto”, la pista terrorismo, lo sparo accidentale. Poi la svolta: vengono individuati due assistenti di filosofia del diritto, Salvatore Ferraro e Giovanni Scattone. I due verranno condannati in via definitiva nel 2003, sulla base della controversa testimonianza di Gabriella Alletto, una funzionaria della facoltà. Le modalità di interrogatorio e le pressioni che la donna subisce, però, scandalizzano l’opinione pubblica, tanto che il caso finisce addirittura in parlamento dove intervenne Romano Prodi. Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro si sono sempre dichiarati innocenti.
Ospiti in studio la criminologa Anna Vagli e i giornalisti Vittorio Pezzuto e Marco Taradash.
L’omicidio fu al centro di un complesso caso giudiziario, sia per il luogo in cui era stato commesso, sia per la difficoltà delle indagini, che non riuscirono a delineare un movente, vertendo su ipotesi non confermate come lo scambio di persona, il “delitto perfetto”, il terrorismo e lo sparo accidentale; è ricordato anche per l’intervento di personalità politiche, specie a causa dell’atteggiamento dei due pubblici ministeri, ritenuto da molti eccessivamente inquisitorio e che diede anche luogo a un breve procedimento per abuso d’ufficio e violenza privata. Nel 2003, principalmente sulla base di una controversa testimonianza, fu condannato in via definitiva per omicidio colposo aggravato l’assistente universitario di filosofia del diritto Giovanni Scattone; un suo collega, Salvatore Ferraro, fu condannato limitatamente al reato di favoreggiamento personale.
Commenta per primo