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Stasera in TV: Sibilla Aleramo e “Un viaggio chiamato amore”

“La vita mi è cambiata, perché prima di quel momento non avevo fatto proprio niente. Stasera in TV: Sibilla Aleramo e "Un viaggio chiamato amore" Stasera in TV: Sibilla Aleramo e "Un viaggio chiamato amore"Vinsi il provino quasi per caso, ce ne volle prima che mi scegliessero per questo ruolo. (..) mi arrivò la telefonata della Rai che mi diede una scossa emotiva fortissima: ero stata scelta io tra centinaia di persone. Sibilla fu quindi il ‘cupido’ tra me e il mio lavoro. Io c’ero dentro Sibilla, Sibilla si era impossessata di me. Magari oggi mi proponessero di interpretare Sibilla un’altra volta! Mi piacerebbe moltissimo calarmi nell’ultima parte della sua vita e sarebbe anche in qualche modo come chiudere un cerchio”: così l’attrice Giuliana De Sio ricorda a “L’altro ‘900”, la nuova serie di letteratura in onda in prima visione stasera alle 21.15 su Rai5, il suo debutto in “Una donna”, lo sceneggiato televisivo di grande successo trasmesso nel 1977 (per la regia di Gianni Bongiovanni) che ripercorre la vita di Sibilla Aleramo, scrittrice considerata la madre della scrittura delle donne e protagonista della serata.

Su di lei e sulla sua scrittura intervengono nella puntata de “l’altro ‘900” anche la saggista Lea Melandri, la storica della letteratura Marina Zancan e la scrittrice Antonella Cilento.

Dopo il documentario, alle 22.10, il film di Michele Placido “Un viaggio chiamato amore”, che ripercorre il tormentato rapporto tra la scrittrice e il poeta Dino Campana, qui interpretato da Stefano Accorsi che per questo ruolo ha vinto la Coppa Volpi alla 59ma Mostra del Cinema di Venezia (2002).

Scrittrice attenta alla costruzione di un’idea nuova della donna, non più condizionata dagli stereotipi di genere e dal ruolo imposto dalla tradizione, Sibilla Aleramo si rivela fin dal suo romanzo autobiografico “Una donna” (1906) una vera coscienza anticipatrice dei grandi temi della modernità.

Nonostante il carattere quasi esclusivamente autobiografico dei suoi scritti, le opere dell’Aleramo sembrano infatti riflettere una questione di portata più generale che Lea Melandri, scrittrice, saggista e attivista del movimento delle donne negli anni ’70, definisce come lo “svelamento del sogno d’amore”, che coincide con un doloroso percorso di autoanalisi, come documentano in particolare i Diari della Aleramo pubblicati postumi in due volumi negli anni Settanta. Secondo la Melandri: “Il sogno d’amore è illusione e costruzione immaginaria e ha radici profonde nell’esperienza d’origine degli umani.

È quell’appartenenza intima a un altro essere, l’unità a due della madre e del figlio e quest’esperienza si prolungherà nella vita amorosa adulta. L’Aleramo ha portato il sogno d’amore nella mischia, cioè lo ha esposto, nei suoi scritti e sulla scena pubblica ed esponendolo ne ha mostrato tutti gli aspetti, anche quelli più inquietanti e più difficili da portare a consapevolezza”.

Sul carattere autobiografico delle opere di Sibilla e sul rapporto tra creazione  letteraria e vita personale, si sofferma Marina Zancan, storica della letteratura moderna e contemporanea all’Università “La Sapienza” di Roma, ragionando a partire da  quella “seconda nascita” che la Aleramo data il 3 novembre 1906, giorno di pubblicazione di “Una donna”: “Sibilla Aleramo si è affermata soprattutto con la produzione di ‘Una donna’ che ha un carattere autobiografico anche se il sottotitolo di quest’opera è ‘romanzo’. Bisogna tener presente che nel tempo l’Aleramo lascerà la sua ricerca letteraria e dagli anni ’40 in poi si dedicherà principalmente alla scrittura diaristica”.

Ma che tipo di eredità ci lascia Sibilla Aleramo?  Parla ancora alle nuove generazioni? Antonella Cilento, scrittrice e critica letteraria, ritiene che con “Sibilla Aleramo abbiamo tutte un debito generazionale. L’Aleramo è in grado ancora oggi di spiegare in che modo è possibile trasfigurare la nostra vita in una forma narrativa e questa rimane l’esigenza di moltissime persone e di tantissime ragazze”.

“L’altro ‘900 è un programma di Rai Cultura firmato da Isabella Donfrancesco con la collaborazione di Alessandra Urbani, per la regia di Laura Vitali e Diego Magini.

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