Stasera in tv torna l’appuntamento con Binario cinema
“Senso”

Il film è tratto dall’omonimo e breve racconto di Camillo Boito, parte di una «bella antologia di novelle intitolata Il maestro del Setticlavio» pubblicata a cura di Giorgio Bassani, presso l’Editore Colombo di Milano. Luciano De Giusti racconta che alla fine del 1952 Visconti e la sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico erano impegnati con la casa di produzione Lux Film nella preparazione di Marcia Nuziale, un film sulla crisi del matrimonio cattolico, progetto a cui alla fine la casa produttrice decise di rinunciare, chiedendo tuttavia delle idee alternative. Il regista e Suso Cecchi D’Amico ne proposero cinque, tra cui la novella di Boito, che la D’Amico ricordava di aver letto.
«Quando la Lux accettò il progetto – ha scritto Alessandro Bencivenni – Bassani fu invitato a collaborare alla sceneggiatura. La produzione affiancò due sceneggiatori di sua fiducia, cioè Giorgio Prosperi e Carlo Alianello. Infine Paul Bowles e Tennessee Williams furono chiamati a elaborare la versione inglese dei dialoghi». Sin da allora il film fu presentato come «il più notevole sforzo finanziario e organizzativo compiuto durante l’anno nel quadro della produzione cinematografica italiana. Pio Baldelli scrisse: «A Visconti la novella di Boito parve troppo scheletrica: ha voluto fare in grande, nello spazio, nel tempo, in primo luogo complicando la situazione psicologica dei protagonisti e secondariamente l’ambiente del trapasso tra due mondi». Anche Fernaldo Di Giammatteo sostiene che «dilatando la modesta novella naturalistica di Boito, Visconti si pone alcuni obiettivi: narrare una storia di abiezioni e di viltà.