Emilio Ravel e Brando Giordani rappresentano due colonne portanti della televisione italiana, protagonisti di un’epoca in cui il piccolo schermo stava costruendo il proprio linguaggio e la propria identità. La loro carriera, iniziata entrambi dal Telegiornale delle origini, si è sviluppata attraverso decenni di innovazione e sperimentazione, lasciando un’impronta indelebile nella storia della Rai.
Due carriere parallele al servizio della televisione pubblica
Nati a distanza di due anni – Giordani nel 1931 e Ravel nel 1933 – questi due giornalisti hanno attraversato l’intera evoluzione del medium televisivo italiano. La loro formazione parte dal Telegiornale degli esordi, quando la televisione muoveva i primi passi nel panorama mediatico nazionale e tutto era ancora da inventare. In quegli anni pionieristici, hanno contribuito a definire i codici comunicativi che ancora oggi caratterizzano l’informazione televisiva.
Nel corso di carriere lunghissime, entrambi hanno saputo ricoprire ruoli diversi, dimostrando versatilità e capacità di adattamento ai cambiamenti del mezzo televisivo. La loro esperienza non si è limitata alla semplice conduzione o al giornalismo tradizionale, ma si è estesa alla creazione di nuovi format e linguaggi espressivi.
L’invenzione di Tg2 Odeon: quando il giornalismo incontra lo spettacolo
L’eredità più significativa di Ravel e Giordani è probabilmente l’ideazione di Tg2 Odeon, programma che ha rivoluzionato il concetto stesso di informazione culturale in televisione. Con questa trasmissione, i due giornalisti hanno coniato la formula innovativa del “tutto quanto fa spettacolo”, un approccio che anticipava di decenni quella contaminazione tra informazione e intrattenimento oggi così diffusa nel panorama televisivo.
Tg2 Odeon non era un semplice notiziario culturale, ma un contenitore capace di abbracciare cinema, teatro, musica, arte e ogni forma di espressione artistica, trattandole con il giusto equilibrio tra rigore giornalistico e capacità di coinvolgimento del pubblico. Questo format ha dimostrato che l’informazione culturale poteva essere seria senza essere noiosa, approfondita senza essere elitaria.
Un tributo della Rai ai suoi maestri
La Rai rende omaggio a questi due protagonisti della propria storia attraverso “Storie della Tv”, il programma condotto da Aldo Grasso, critico televisivo e storico dei media tra i più autorevoli in Italia. L’appuntamento, previsto per oggi alle 18.10 su Rai 5, rappresenta un’occasione preziosa per riscoprire due figure che hanno contribuito in modo determinante alla costruzione dell’identità televisiva italiana.
La puntata si arricchisce di testimonianze dirette che offrono uno spaccato unico sulla personalità e l’eredità professionale di Ravel e Giordani. Tra gli intervistati figurano colleghi di calibro come Furio Colombo e Piero Badaloni, oltre a Fabiano Fabiani, che ha diretto il Telegiornale dal 1966 al 1969, periodo cruciale per lo sviluppo dell’informazione televisiva. Completano il quadro le voci di Paola De Benedetti, Caterina Stagno, e i ricordi familiari di Francesco Saverio Giordani, figlio di Brando, insieme a quelli delle mogli Silvia Samaritani e Caterina Cerofolini.
Un’eredità che continua a vivere
Sebbene Giordani e Ravel ci abbiano lasciato rispettivamente nel 2012 e nel 2017, il loro contributo alla televisione italiana rimane vivo e attuale. Hanno dimostrato che il giornalismo televisivo poteva essere al tempo stesso rigoroso e creativo, che l’informazione poteva contaminarsi con lo spettacolo senza perdere credibilità, e che la televisione pubblica poteva essere un laboratorio di innovazione linguistica e culturale. La loro lezione continua a ispirare generazioni di giornalisti e autori televisivi che cercano di coniugare qualità e accessibilità nella comunicazione.
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