Stasera la televisione propone un importante appuntamento con la storia del Novecento. Venerdì 3 ottobre alle 22.10, Rai Storia trasmette “La fine del nazismo”. Si tratta della trilogia finale di una serie prodotta dalla BBC.
L’introduzione di Emilio Gentile
La puntata è introdotta dallo storico Emilio Gentile, esperto di totalitarismi. Il suo contributo aiuta a contestualizzare gli eventi narrati nel documentario. Inoltre, offre chiavi di lettura per comprendere la complessità del periodo storico.
La serie svela la conclusione della parabola del nazionalsocialismo. Si tratta di un percorso che dalla caduta del regime porta ai processi. Tuttavia, la giustizia non fu rapida né completa come si sperava.
Dopo la morte del Fuhrer
Il Fuhrer è morto e la guerra è definitivamente persa. I gerarchi del regime devono rispondere dei tremendi crimini commessi. Tuttavia, portarli alla sbarra non sarà un compito facile.
Molti di loro riescono ad eludere la giustizia con vari stratagemmi. Alcuni scelgono la fuga verso paesi lontani dall’Europa. Altri optano per nuove identità costruite con documenti falsi.
Le complicità insospettabili
La fuga dei nazisti fu possibile grazie a complicità insospettabili. Diverse organizzazioni e individui aiutarono i criminali di guerra a sparire. Alcune di queste reti di supporto avevano motivazioni ideologiche.
Altre erano mosse da interessi economici o da opportunismo politico. Infatti, alcuni gerarchi possedevano informazioni utili durante la Guerra Fredda. Questo li rendeva preziosi per i servizi segreti occidentali.
Le ratline: le vie di fuga
La puntata si intitola “Ratline”, termine che indica le vie di fuga. Queste rotte permettevano ai nazisti di lasciare l’Europa verso destinazioni sicure. L’America Latina divenne una meta privilegiata per molti criminali.
Il documentario racconta come vari gerarchi nazisti responsabili di orrendi crimini riuscirono a sfuggire. Le ratline attraversavano l’Italia e spesso coinvolgevano figure ecclesiastiche. Si trattava di una rete complessa e ben organizzata.
Il caso di Adolf Eichmann
Tra i fuggiaschi più noti c’è Adolf Eichmann, il burocrate della Shoah. Eichmann era responsabile della logistica dello sterminio degli ebrei europei. Dopo la guerra riuscì a fuggire in Argentina.
L’uomo visse sotto falso nome per anni senza essere scoperto. Tuttavia, nel 1960 il Mossad israeliano riuscì a rintracciarlo e arrestarlo. L’operazione fu condotta in segreto sul territorio argentino.
Il processo a Gerusalemme
Nel 1961 si tenne il celebre processo a Gerusalemme. Eichmann fu processato davanti a un tribunale israeliano. Il processo ebbe grande risonanza mediatica in tutto il mondo.
Le udienze furono trasmesse in televisione e documentate da giornalisti internazionali. Inoltre, permisero ai sopravvissuti della Shoah di testimoniare pubblicamente. Il processo contribuì a fare chiarezza sui meccanismi dello sterminio nazista.
I cacciatori di nazisti
Altri si misero sulle tracce dei criminali in fuga. Sono i cosiddetti cacciatori di nazisti che dedicarono la vita a questa missione. Alcuni erano sopravvissuti dell’Olocausto mossi dal desiderio di giustizia.
Altri erano investigatori professionisti o agenti dei servizi segreti. Il loro lavoro fu fondamentale per portare davanti alla giustizia molti responsabili. Tuttavia, numerosi criminali riuscirono comunque a sfuggire per sempre.
Un appuntamento per riflettere sulla storia
“La fine del nazismo” chiude una trilogia dedicata al regime hitleriano. Il documentario offre spunti di riflessione sulla giustizia e sulla memoria. L’appuntamento è stasera su Rai Storia per conoscere questa pagina di storia.
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