Nel primo appuntamento – “Scandalo in famiglia” si viaggia fino al 1945, puntando i riflettori sull’America del dopoguerra, sulla vera America, quella dietro la rappresentazione che ne fa il pittore Norman Rockwell, “delle brave famiglie, dei buoni sentimenti”. La seconda puntata – “Angeli senza innocenza” – prende il via da Willy Loman, protagonista di “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller, e dalla centralità della figura del commesso viaggiatore, vitale in una società in cui per la prima volta si produce più di quel che si consuma. Si procede con gli scrittori della Beat Generation, come Gregory Corso, Allen Ginsberg, William Burroughs, Jack Kerouac “che – dice Placido- se anche non avevano letto Marx, magari per altre ragioni non desideravano essere bombardati dalle merci”. Nell’ultimo appuntamento – “La fine del viaggio?” Beniamino Placido è a San Francisco, città radicale per l’epoca, con un clima assolutamente diverso rispetto a New York, dove approdarono i poeti della Beat Generation. Nel resto della puntata si attraversano gli anni ’50 e ’60, dalle proteste giovanili contro la guerra del Vietnam al movimento dei diritti civili in America. Il viaggio si conclude con una poesia di Jack Kerouac, “il cantore della gioventù americana” degli anni ’50: “l’America sta cercando di controllare l’incontrollabile. Ho finito di giocare a fare l’americano. Ora me ne andrò a vivere una buona e tranquilla vita”.
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