Un ritratto intimo e coinvolgente di uno dei più grandi narratori del cinema italiano. Stasera, venerdì 19 dicembre alle 21.25, Rai 3 trasmette “Pupi Avati. Che cinema la vita!”. Il documentario esplora l’universo creativo del regista bolognese. Scritto e diretto da Mauro Bartoli e Lorenzo Stanzani, offre uno sguardo privilegiato sull’artista.
Un percorso tra vita e cinema
Il documentario accompagna lo spettatore nel mondo di Pupi Avati. Inoltre, svela come la sua storia personale si intrecci con la sua arte. Nei suoi film, poetici e inquietanti, emergono luoghi e episodi della sua vita. Così, i ricordi dell’infanzia emiliana e romagnola diventano scene cinematografiche indimenticabili.
La produzione è firmata da Lab Film, in collaborazione con Rai Documentari. Di conseguenza, il risultato è un lavoro accurato e profondo. La narrazione segue il regista in diversi contesti. Per esempio, sul set durante le riprese. Ma anche negli incontri con il pubblico.
Bologna, cuore pulsante del racconto
Un momento particolare si svolge in Piazza Maggiore. Qui, nella “sua” Bologna, Avati condivide aneddoti autobiografici. Quindi, il pubblico scopre curiosità sul suo cinema. Il documentario intreccia queste testimonianze con frammenti di film. Allo stesso tempo, include materiali di repertorio e riflessioni della critica.
Le voci del cinema italiano
Numerosi protagonisti del mondo dello spettacolo intervengono nel documentario. Tra questi, Neri Marcoré, Lodo Guenzi e Filippo Scotti. Inoltre, partecipano Steve Della Casa ed Ezio Greggio. Ciascuno offre la propria prospettiva sul lavoro del regista.
A dare ulteriore profondità al ritratto contribuiscono i familiari. Infatti, la sorella Mariella e la figlia Mariantonia raccontano l’uomo dietro l’artista. Particolarmente significativo è il contributo del fratello Antonio Avati. Con lui, Pupi ha costruito un sodalizio cinematografico unico e indipendente. Antonio è co-autore e produttore di molte opere.
Oltre cinquant’anni di carriera
La carriera di Pupi Avati conta oltre cinquanta film. Perciò, rappresenta una testimonianza straordinaria della storia del cinema italiano. Il regista ha attraversato generi diversi con maestria.
Il gotico padano e altri universi narrativi
Avati ha inventato il gotico padano. Questo genere ambienta le paure nella pianura nebbiosa e misteriosa. Tuttavia, la sua filmografia non si limita a questo. Include anche racconti di formazione e storie intimiste. Inoltre, comprende drammi storici e ritratti ironici della contemporaneità.
Ogni opera porta la sua firma inconfondibile. Di fatto, atmosfere romantiche e struggenti caratterizzano il suo stile. Il documentario di stasera celebra questo percorso straordinario. Pertanto, rappresenta un’occasione imperdibile per gli appassionati di cinema.
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