L’ottava stagione del programma di Rai Cultura affronta il tema della deforestazione amazzonica. Sabato 20 settembre si parla del polmone verde del pianeta e delle minacce che lo riguardano.
Il ritorno di “Sapiens – Un solo pianeta”
Mario Tozzi torna in prima serata con nuove puntate del programma di divulgazione scientifica. Inoltre, “Sapiens – Un solo pianeta” giunge alla sua ottava stagione su Rai 3. Pertanto, conferma il successo di una formula che unisce scienza e riflessione ambientale.
Il programma va in onda a partire da sabato 20 settembre in prima serata su Rai 3. Inoltre, Rai Cultura produce questa trasmissione che ha conquistato un pubblico sempre più ampio. Di conseguenza, rappresenta un punto di riferimento per la divulgazione scientifica italiana.
L’Amazzonia: cuore selvaggio in pericolo
Il polmone verde che rallenta i battiti
L’Amazzonia rappresenta il cuore selvaggio del pianeta Terra secondo la definizione di Tozzi. Tuttavia, i suoi battiti stanno rallentando e il suo stato di salute peggiora costantemente. Pertanto, la situazione richiede attenzione urgente da parte dell’umanità intera.
La foresta pluviale più grande del mondo affronta minacce senza precedenti nella sua storia. Infatti, l’attività umana sta compromettendo equilibri millenari in modo irreversibile. Di conseguenza, le conseguenze si ripercuotono sull’intero sistema climatico globale.
Le domande cruciali del programma
Perché i sapiens si accaniscono a deforestare il principale polmone verde del pianeta? Inoltre, come fanno gli indios amazzonici a vivere in armonia con le risorse? Queste domande guidano la riflessione della prima puntata della nuova stagione.
Il programma si chiede anche se le foreste assolvono ancora il compito di assorbire CO2. Inoltre, investiga se l’umanità ha superato il punto di non ritorno ambientale. Pertanto, cerca risposte scientifiche a interrogativi che riguardano il futuro del pianeta.
La frammentazione: prima causa di distruzione
L’integrità come condizione di sopravvivenza
La prima causa del deterioramento amazzonico è la frammentazione del territorio forestale. Inoltre, la foresta pluviale ha bisogno di restare intatta per svolgere i suoi ruoli. Pertanto, non deve essere intaccata da attività umane distruttive.
La foresta non può finire trasformata in parquet, mobili, soja o carne bovina. Inoltre, non deve essere perforata per cercare combustibili fossili o sfruttata per minerali. Tuttavia, questo sfruttamento continua a un ritmo insostenibile per l’ecosistema.
I numeri della distruzione
Perdite territoriali enormi
Ogni anno si perdono nel solo Brasile circa 5000-10.000 chilometri quadrati di foresta amazzonica. Inoltre, questa perdita contribuisce alla deforestazione mondiale delle foreste tropicali. Di conseguenza, scompare annualmente un territorio grande come il Belgio o la Grecia.
L’Amazzonia è sterminata ma non infinita, e la sua resilienza ha limiti precisi. Infatti, questi limiti vengono oltrepassati a causa delle enormi dimensioni che nascondono l’entità del danno. Pertanto, la percezione del problema risulta spesso sottovalutata dall’opinione pubblica mondiale.
Il tipping-point si avvicina
L’Amazzonia si trova vicina al suo tipping-point, il punto di non ritorno ecologico. Inoltre, i sapiens continuano a osservare come se la situazione non li riguardasse. Tuttavia, le conseguenze della deforestazione amazzonica influenzano il clima di tutto il pianeta.
La foresta rappresenta un manifesto contro il modello di sviluppo capitalista attuale. Infatti, dimostra che le risorse sono imponenti ma non infinite. Pertanto, l’umanità deve adattarsi alla natura invece di piegarla per scopi economici.
Gli indios: ultimi custodi della foresta
Vita in simbiosi con la natura
Gli abitanti atavici della foresta sono gli unici ancora capaci di vivere in simbiosi. Inoltre, rappresentano gli unici in grado di preservare risorse ed ecosistemi naturali. Infatti, sanno di poter contare solo su quelle risorse per la sopravvivenza.
Secondo gli standard occidentali, non possiedono praticamente nulla ma vivono in equilibrio perfetto. Inoltre, non accumulano beni, non commerciano e praticano agricoltura di sopravvivenza limitata. Di conseguenza, mantengono un collettivismo economico che si regge da migliaia di anni.
Resistenza contro ogni oppressione
Gli indios hanno resistito all’invasione coloniale, al capitalismo della gomma e a quello industriale. Inoltre, hanno sopportato genocidi, assassinii, deportazioni e ogni tipo di vessazione. Tuttavia, sono ancora presenti come autentici custodi di un patrimonio universale.
Solo loro sembrano comprendere il valore reale della foresta amazzonica per l’umanità. Pertanto, rappresentano un esempio di sostenibilità che il mondo occidentale dovrebbe studiare attentamente.
I “Dialoghi di Sapiens” con Buttafuoco
In apertura di puntata, Mario Tozzi converserà con l’umanista Pietrangelo Buttafuoco sui temi della serata. Inoltre, questo spazio arricchisce la riflessione scientifica con prospettive umanistiche. Pertanto, il programma mantiene un approccio multidisciplinare ai problemi ambientali.
La collaborazione tra scienza e umanesimo caratterizza l’approccio di “Sapiens” ai temi ambientali. Infatti, solo un dialogo aperto può affrontare la complessità delle sfide ecologiche contemporanee.
La squadra dietro il programma
“Sapiens – Un solo pianeta” nasce dalla collaborazione di un team esperto di divulgatori. Inoltre, Mario Tozzi lavora con Diego Garbati, Giovanna Ciorciolini e altri autori specializzati. La regia di Luca Lepone completa una produzione di alta qualità televisiva.
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