Il Carso, una striscia di terra che divide il Friuli-Venezia Giulia dalla Slovenia, è nell’immaginario collettivo innanzitutto il teatro della Grande Guerra. Qui la storia del conflitto è palpabile, visibile e letta ovunque: nel monumentale Sacrario di Redipuglia, nell’impetuoso fiume Isonzo, nei cimiteri di guerra, nelle trincee e nelle doline. In “Di là dal fiume e tra gli alberi”, in onda domenica 6 aprile alle 21.15 in prima visione su Rai 5, Lucrezia Lo Bianco si muove tra gente comune, intellettuali, scrittori, artisti, pensatori. Sedendosi con loro, chiacchierando, guardando fotografie, mangiando insieme e ascoltando storie, cerca di comprendere meglio queste persone, con le loro storie così diverse, ma unite dall’essere tutte figlie di questa terra, figlie del confine. Perché il Carso è anche la testimonianza di un confine mutevole e tormentato, attraversato da popoli italiani e slavi che, in un secolo, sono passati dal dominio austro-ungarico al Regno di Jugoslavia, al Regno d’Italia, fino alla Repubblica Federata di Tito. Un confine, stabilizzato solo con il trattato di Osimo nel 1975. Esso concluse la fase storica iniziata nel 1947 con il trattato di pace di Parigi, allorquando si decise la cessione alla Jugoslavia di gran parte della Venezia Giulia (Fiume e le isole del Quarnaro, la quasi totalità dell’Istria e gli altopiani carsici a est e nord-est di Gorizia) e la creazione del Territorio Libero di Trieste comprendente l’attuale provincia di Trieste e i territori costieri istriani da Ancarano a Cittanova (oggi rispettivamente in Slovenia e Croazia). Il Friuli resta una terra complessa, dove l’identità non è più legata alla geografia in continuo cambiamento, ma alla storia unica di ogni famiglia che lo abita: di chi ha scelto di partire o di mettere radici, di chi attraversa o percorre questa terra da nord a sud.

Un appuntamento importante, assolutamente da non perdere.