Firenze 1966: quando gli “angeli del fango” salvarono la città sommersa

Firenze 1966: quando gli "angeli del fango" salvarono la città sommersaL’alba del 4 novembre 1966 rivelò agli occhi increduli dei fiorentini uno spettacolo apocalittico: l’Arno aveva tracimato durante la notte, trasformando la culla del Rinascimento in un mare di fango e detriti. L’acqua aveva raggiunto i sei metri d’altezza in alcune zone, devastando case, negozi, biblioteche e musei. Ma da quella tragedia nacque un movimento spontaneo di solidarietà che ancora oggi rappresenta un esempio luminoso di impegno civile: l’arrivo degli “angeli del fango”.

La notte che cambiò Firenze

Nei giorni precedenti al disastro, piogge torrenziali si erano abbattute su tutta la Toscana. L’Arno, ingrossato dalle acque dei suoi affluenti, aveva iniziato a minacciare gli argini. La sera del 3 novembre la situazione precipitò: le dighe a monte non ressero la pressione e l’acqua si riversò con violenza sulla città addormentata.

Quattro studenti del Liceo Machiavelli, testimoni diretti di quelle ore drammatiche, ricordano il risveglio traumatico di quella mattina. Le strade trasformate in fiumi di fango, le auto accatastate come giocattoli, i piani terra delle abitazioni completamente sommersi. Ma la preoccupazione più grande riguardava il patrimonio artistico: migliaia di opere d’arte, libri antichi e documenti storici stavano letteralmente affogando nel fango misto a nafta.

Il bilancio devastante

I numeri dell’alluvione raccontano l’entità della catastrofe: 35 vittime, migliaia di sfollati, 500.000 tonnellate di fango e detriti depositati nelle strade. La Biblioteca Nazionale perse circa 1,3 milioni di volumi, mentre agli Uffizi decine di capolavori furono gravemente danneggiati. Il Crocifisso di Cimabue, conservato nella Basilica di Santa Croce, venne quasi completamente distrutto dall’impeto dell’acqua.

Il centro storico era irriconoscibile. Negozi di artigiani che tramandavano la loro arte da generazioni videro sparire in poche ore il lavoro di una vita. Le botteghe orafe di Ponte Vecchio furono devastate, perdendo strumenti, materiali e creazioni preziose. L’odore acre del gasolio si mescolava a quello della muffa, rendendo l’aria irrespirabile.

L’arrivo degli angeli

Ma mentre Firenze contava le ferite, qualcosa di straordinario stava per accadere. Nei giorni successivi alla tragedia, migliaia di giovani da tutta Italia e dall’estero iniziarono a convergere verso la città. Erano studenti, operai, impiegati, artisti: persone comuni mosse da un impulso spontaneo di solidarietà. Arrivarono a piedi, in autostop, con qualsiasi mezzo disponibile, armati solo di buona volontà e voglia di rendersi utili.

Questi giovani volontari, che la stampa internazionale ribattezzò “angeli del fango”, si rimboccarono le maniche e iniziarono un’opera titanica di salvataggio. Con pale, secchi e mani nude, lavorarono fianco a fianco con i fiorentini per liberare strade, case e monumenti dal fango. Formarono catene umane per recuperare opere d’arte e libri antichi dalle cantine allagate, trasportando tesori inestimabili della cultura italiana.

Il loro contributo fu determinante non solo per la rimozione dei detriti, ma soprattutto per il recupero del patrimonio artistico. Sotto la guida di restauratori ed esperti, impararono tecniche di primo intervento sulle opere danneggiate, creando laboratori improvvisati dove lavorare incessantemente per salvare ciò che poteva essere salvato.

Un’eredità che vive ancora

“Viva la storia. Firenze e l’autunno degli angeli”, il documentario in onda stasera alle 19.15 su Rai Storia, ricostruisce quei giorni cruciali attraverso testimonianze dirette e materiali d’archivio. I quattro studenti del Machiavelli offrono una prospettiva unica su cosa significò vivere quell’esperienza da giovani fiorentini, vedendo la propria città distrutta e poi rinata grazie alla generosità di migliaia di sconosciuti.

L’alluvione del 1966 cambiò profondamente Firenze e l’Italia. Da quella tragedia nacque una nuova consapevolezza dell’importanza della protezione civile e della tutela del patrimonio artistico. Ma soprattutto, gli angeli del fango dimostrarono che di fronte alle emergenze la solidarietà può compiere miracoli, trasformando una catastrofe in un’occasione di riscatto collettivo.

Oggi, a distanza di quasi sessant’anni, quella pagina di storia continua a ispirare. Ogni volta che l’Italia viene colpita da calamità naturali, si riaccende lo spirito di quegli angeli: giovani e meno giovani che accorrono spontaneamente per aiutare chi è in difficoltà, portando avanti un’eredità di impegno civile che affonda le radici in quel novembre del 1966, quando Firenze rinacque dal fango grazie alla forza della solidarietà.

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