Mattmark 1965 stasera su Rai 3: la tragedia dimenticata dell’emigrazione italiana

Stasera Rai 3 racconta una tragedia dell’emigrazione italiana ancora poco conosciuta. Il reportage “Mattmark 1965. Storie vicine e lontane” va in onda alle 23.35. Alessandra Rossi firma questo documentario sulla sciagura del ghiacciaio svizzero.

Il documentario che riporta alla luce una storia dimenticata

“Mattmark 1965. Storie vicine e lontane” ricostruisce una pagina buia della storia italiana. Alessandra Rossi ha curato questo reportage televisivo con grande attenzione documentale. La regia di Gabriele Mammarella accompagna gli spettatori in un viaggio nella memoria.

Il programma racconta infatti il contesto socioeconomico di quella tragedia. Inoltre, intreccia la narrazione storica con storie di mobilità contemporanea. L’emigrazione verso la Svizzera continua ancora oggi come allora.

Il boom economico svizzero e l’emigrazione italiana

Dal dopoguerra fino agli anni ’80 la Svizzera ha vissuto una crescita economica importante. Il Paese elvetico attirava un grande flusso di lavoratori dai Paesi vicini. Questo sviluppo creava numerose opportunità di lavoro per gli operai stranieri.

Tra gli anni ’60 e ’80 la Svizzera accoglieva quasi il 50% dell’emigrazione italiana. Migliaia di operai italiani trovavano occupazione nelle grandi opere pubbliche. La diga di Mattmark, nel Cantone Vallese, rappresentava uno di questi cantieri.

Ancora oggi il flusso migratorio non si è fermato completamente. La Svizzera conta quasi 700mila residenti italiani attualmente. Questa continuità dimostra come certi fenomeni storici persistano nel tempo.

La vita nel cantiere di Mattmark

Gli operai nel cantiere lavoravano in condizioni molto dure ogni giorno. I turni raggiungevano le 15-16 ore quotidiane per sei giorni settimanali. Il ritmo di lavoro era sostenuto dalla necessità di completare l’opera.

La diga si trovava a 2.120 metri di altezza nelle Alpi svizzere. Le baracche di alloggio ospitavano centinaia di lavoratori stranieri. Principalmente italiani vivevano in queste strutture temporanee durante la costruzione.

La tragedia del 30 agosto 1965

Il 30 agosto 1965 una parte del ghiacciaio dell’Allalin si staccò improvvisamente. La massa di ghiaccio travolse le baracche degli operai che riposavano. Una valanga di oltre 2 milioni di metri cubi seppellì 88 lavoratori.

Di conseguenza, 56 vittime erano italiane su un totale di 88 morti. La tragedia colpì numerose famiglie del Nord e del Sud Italia. Il bilancio umano fu devastante per intere comunità del nostro Paese.

Le comunità più colpite dalla sciagura

La provincia di Belluno registrò il numero più alto di vittime italiane. Ben 17 uomini persero la vita in quella tragica giornata. Anche il Comune di San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza, subì perdite terribili.

Inoltre, la comunità calabrese perse 7 uomini nel disastro del ghiacciaio. Queste cifre mostrano come la tragedia abbia toccato l’Italia da Nord a Sud. Famiglie intere furono devastate dalla perdita dei loro cari.

L’oblio di una tragedia europea

La sciagura suscitò grande scalpore in tutta Europa all’epoca. I media internazionali seguirono con attenzione gli sviluppi della vicenda. Tuttavia, la memoria di questa tragedia venne presto dimenticata.

A distanza di 60 anni il reportage di stasera riporta alla luce quei fatti. La ricostruzione storica permette di comprendere meglio il fenomeno migratorio italiano. Inoltre, collega quella storia alle dinamiche migratorie contemporanee.

La migrazione che non si ferma

Il documentare mostra come la mobilità verso la Svizzera continui ancora oggi. Le motivazioni economiche spingono sempre nuove generazioni oltre confine. Si continua a partire per cercare migliori opportunità lavorative.

Il team produttivo ha creato un reportage che unisce passato e presente. Federico Bravetti, Paola di Pietro, Ludovico Gullifa e Marco Terenzi hanno curato la parte autoriale. L’appuntamento di stasera offre una riflessione importante sulla storia migratoria italiana.

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