Il programma di Paolo Mieli in onda domenica 2 novembre
Stasera, domenica 2 novembre, va in onda “Passato e Presente” alle 20.30 su Rai Storia. Paolo Mieli e il professor Giovanni Andornino ricostruiscono un evento cruciale della storia cinese. L’appuntamento coincide con l’anniversario dell’inizio della rivolta dei Boxer del 1900.
Le origini dell’insurrezione
Nel 1900 le campagne cinesi divennero teatro di una drammatica insurrezione. I “Pugni di Giustizia e Concordia” emersero come società segreta dedita alle arti marziali. Il movimento nacque nella provincia dello Shandong come risposta al crescente risentimento popolare.
Gli occidentali ribattezzarono questi ribelli con il nome di Boxer. Tuttavia, dietro questo appellativo si nascondeva una realtà complessa e disperata. La rivolta era destinata a ridefinire il destino della nazione cinese.
Chi erano i Boxer
I Boxer erano principalmente contadini e lavoratori ridotti alla disperazione. Questi uomini credevano di essere invulnerabili alle armi da fuoco occidentali. Inoltre, erano convinti che le pratiche di arti marziali li proteggessero dai proiettili.
La loro furia si scatenò inizialmente contro i cinesi convertiti al cristianesimo. Successivamente, il movimento allargò i suoi obiettivi a ogni presenza straniera sul territorio. La violenza dell’insurrezione crebbe rapidamente in intensità e portata.
Il ruolo dell’Imperatrice Cixi
L’Imperatrice vedova Cixi osservò con attenzione lo sviluppo della rivolta. Intuì il potenziale politico del movimento e decise di non intervenire. Infatti, permise tacitamente l’espansione dell’insurrezione attraverso il paese.
Questa scelta politica ebbe conseguenze drammatiche per la Cina. Il governo imperiale si trovò sempre più coinvolto nel conflitto contro le potenze occidentali.
L’assedio di Pechino
I diplomatici stranieri nella capitale si ritrovarono improvvisamente assediati dai rivoltosi. L’assedio durò 55 giorni drammatici che tennero in sospeso le capitali europee. La situazione sembrava disperata per gli occidentali intrappolati nella città.
Le potenze straniere decisero quindi di intervenire militarmente. Un esercito internazionale composto da 18.000 uomini marciò verso Pechino. L’obiettivo era liberare i connazionali assediati e ristabilire l’ordine.
La liberazione e le conseguenze
Il 14 agosto 1900 l’esercito internazionale liberò finalmente Pechino. Tuttavia, la liberazione si trasformò in una brutale rappresaglia contro la popolazione. Le truppe straniere si abbandonarono a saccheggi e violenze nella capitale.
La pace che seguì fu particolarmente umiliante per la Cina. Il governo imperiale dovette accettare condizioni durissime imposte dalle potenze occidentali. Inoltre, fu costretto a pagare ingenti riparazioni di guerra.
La fine di una dinastia
Questi eventi segnarono di fatto la fine della dinastia Qing. Il prestigio imperiale risultò irrimediabilmente compromesso dalla sconfitta. La dinastia non si riprese mai completamente da questa umiliazione.
L’insurrezione dei Boxer rappresentò quindi un momento cruciale nella storia cinese moderna. Gli eventi del 1900 accelerarono il processo che avrebbe portato alla caduta dell’impero.
L’approfondimento di Mieli e Andornino
Paolo Mieli e il professor Giovanni Andornino ricostruiranno questi eventi nella puntata di stasera. Il programma andrà in onda alle 20.30 su Rai Storia nell’anniversario della rivolta. Un’occasione per comprendere meglio un capitolo fondamentale della storia contemporanea.
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