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Recensione: “Due vivi e un morto”- un attualissimo thriller del 1931

Recensione: "Due vivi e un morto"- un attualissimo thriller del 1931 Recensione: "Due vivi e un morto"- un attualissimo thriller del 1931Due vivi e un morto
di Sigurd Christiansen
Traduzione Jacopo Marini
Minimum Fax editore

La domanda che ho riportato durante una cena tra amici in questa calura estiva è stata: “Preferireste morire prematuramente da eroi, o vivere tutta la vita vergognandovi di voi stessi?”.
E tra i bicchieri di vino che si riempivano, e le bottiglie vuote che invece si accumulavano sul tavolo, si sono riversate bulimicamente sulla tavola anche le risposte più disperate: perchè, diceva Maurizio, la vergogna deriva solo dal giudizio degli altri, e quindi si può anche considerare l’idea di vivere tutta la vita, ma in solitudine, magari in compagnia di una biblioteca infinita e di un lavoro in smart working, morire non è mai la soluzione.
Ma poi c’era anche Anna, la buona, che invece preferirebbe morire con onore, sapendo che tutte le persone che le volevano bene la piangono ogni domenica e le riempiono la tomba di fiori.
Insomma, un bel dilemma, che non è altri che quello che propone loscrittore e drammaturgo norvegese Sigurd  Christiansen nel suo romanzo “Due vivi e un morto” del 1931, edito da Minimun Fax.

La cosa più incredibile, rimane per me il fatto che, nonostante questo libro sia ambientato probabilmente negli anni 20, tolto qualche tiro di pipa e qualche indumento desueto (come un simpatico panciotto portato da uno dei personaggi), si adatterebbe tranquillamente a essere un thriller contemporaneo.
Sì, nonostante cellulari, indagini scientifiche e tutto quello che abbiamo imparato guardando CSI, “
Due vivi e un morto” può essere preso così com’è e, tolte pipe e panciotti, può essere spacciato come uno dei nuovi thriller psicologici nordici che riempiono le librerie in estate, in attesa di essere adottati e portati in spiaggia.
Il fatto che questo romanzo, tra i pochissimi arrivati in Italia dell’autore (se non l’unico mi viene da pensare) sia sopravvissuto ai tempi e risulti ancora così incredibilmente attuale, tanto che è difficile leggerlo senza immaginarsi una Oslo moderna, meritava di essere detto. Un libro che ha più di 90 anni, è come se fosse un vecchio signore incredibilmente lucido e pieno di storie, un raro caso da preservare.

Ma più nello specifico: due uomini irrompono in un ufficio postale, armati, e due dipendenti delle poste vengono tragicamente uccisi per la riuscita del colpo, un terzo sopravvive, il nostro Bergen, che però vivrà nella vergogna di sentirsi dare del codardo, giudicato da colleghi e famiglia.
Bergen che, alla domanda
o la borsa o la vita? ha risposto inevitabilmente “la vita”, senza pensarci neanche una volta.
Seguono anni di sentimenti repressi e vergogna, camminate con lo sguardo basso e addirittura un trasferimento nella più caotica, anonima e grande Oslo, perchè vivere in strade conosciute era diventato insopportabile. Nel frattempo, i colpevoli di quelle due morti non si trovano: un colpo senza colpevoli ma con tre vittime, solo due ufficiali.
Come il migliore Dostoevskij, anche Christiansen scava nell’animo umano, analizzando con attenzione il senso di colpa, il comportamento frizzante e imprevedibile di chi, privato di ambizione e reputazione, non ha più niente da perdere.

185 pagine che potrebbero essere tranquillamente la vostra compagnia durante una domenica silenziosa e solitaria, su una spiaggia sassosa e un po’ nuvolosa, una lettura che si conclude facilmente in un’unica sessione e che ci fa solo rimpiangere che Christiansen non sia un Joël Dicker de noialtri, per regalarci un bestseller del genere ogni anno.
Potrebbe piacere se avete amato
I Diabolici e L’amore bugiardo che sì, incredibilmente possono avere molto in comune.

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