Recensione: "Fiordo profondo" - Le verità celate Recensione: "Fiordo profondo" - Le verità celate

Recensione: “Fiordo profondo” – Le verità celate

Recensione: "Fiordo profondo" - Le verità celate Recensione: "Fiordo profondo" - Le verità celateFiordo profondo di Ruth Lillegraven, edito da Carbonio, è un thriller psicologico originale e raffinato.

Il romanzo è ambientato nella città di Oslo, dove due coniugi , con i loro figli, conducono una vita apparentemente normale.
Harvard, medico, e Clara, funzionario del Ministero, sono una coppia dalla carriera brillante e dal tenore di vita agiato.

I due coniugi nel privato, celano segreti e rancori e quando una serie di omicidi sconvolgerà la tranquilla città in cui vivono, tutti i nodi verranno al pettine.
Come la bellissima ed evocativa copertina del romanzo suggerisce, il contesto in cui il thriller è ambientato lo rende già di per sè suggestivo. Negli ultimi anni molti scrittori del Nord Europa si cimentano, e alcuni molto bene, nella stesura di questo genere di romanzi, evidenziando le ombre di una terra e di una popolazione che l’immaginario collettivo ritiene quasi perfetta in termini di progresso sociale e per quanto concerne la vivibilità dei luoghi.
Molti romanzi nordici, come pure questo, mancano forse di un certo pathos, compensato però proprio da questa ambientazione suggestiva, misteriosa e dai toni oscuri.

La Norvegia in questo romanzo emerge come un luogo in cui l’organizzazione è impeccabile ma le morbosità umane trovano terreno fertile all’interno di un ingranaggio apparentemente dinamico e performante, segno che la variabile relativa alle relazioni umane dipende sempre dall’evoluzione nel contesto familiare e molto meno dal contesto esterno.

All’interno dei palazzi del potere si celano le stesse insidie e gli stessi giochi di potere che negli altri paesi del mondo.
La quotidianità stessa dei personaggi nasconde traumi, turbamenti emotivi e notevoli difficoltà di coppia, esasperate da individualismi e isolamenti di cui paesi a bassa densità urbana possono essere caratterizzati più che altri.

Il romanzo è ben scritto, molto chiaro e molto scorrevole, nonostante l’autrice riesca per molto tempo a tenerci all’oscuro dei risvolti reali della vicenda e delle vere intenzioni dei protagonisti, che si svelano secondo una tempistica corretta.
La risoluzione del mistero sull’omicidio, infatti, arriva conducendo gradualmente il lettore nella psicologia dell’assassino e coinvolgendolo nella rivelazione, che pare quasi rivestirsi di inevitabilità, senza nulla togliere all’effetto sorpresa.
Visto da vicino nessun personaggio è realmente quello che appare e racconta di sè agli altri.

Le maschere, che celano le ombre emotive dei personaggi, sono ben radicate in una struttura sociale apparentemente perfetta e performante, ma sono pronte a esplodere, manifestando oscuri conflitti interiori quando rievocano i traumi che le hanno scatenate.

“Una volta mi hanno chiesto chi avrei preferito essere, dovendo scegliere: la vittima o l’assassino? Io ho risposto che tutti e due sono presenti dentro di noi, è tutto questo ne è la dimostrazione”.

La risoluzione dei conflitti interiori dipende in gran parte dalla capacità di gestire le proprie emozioni.
Tutto sta nell’acquisirne consapevolezza e scegliere da che parte stare.

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