Recensione: “Turbe”, cosa scopre un padre leggendo il diario segreto del figlio in coma. La verità è sconvolgente

Recensione: "Turbe", cosa scopre un padre leggendo il diario segreto del figlio in coma. La verità è sconvolgenteAlzi la mano chi, fra di voi, non ha mai vissuto nella vita uno scontro generazionale coi figli o coi genitori, un confronto serrato come quello descritto nel romanzo Turbe, di Massimiliano Piersanti, edito dalla Creativa Edizioni nel 2024. Un romanzo che è un viaggio, anzi due. Un viaggio reale quello intrapreso dal padre in camper per tornare a casa – in Italia, Maremma – dal Portogallo; un viaggio immaginario, quello che ancora lui, il padre, intraprende leggendo il diario del figlio.

Un figlio che ora è in ospedale, a Lisbona, in rianimazione dopo un’emorragia interna causata da un incidente mentre faceva surf.

Ben scritto, parte in prima e parte in terza persona, il romanzo scorre liscio come l’olio, alternando pagine di diario del ragazzo a riflessioni del padre che accompagnano le letture.

Un padre tutto d’un pezzo, Carlo, tirchio ai confini della realtà, immerso nelle proprie convinzioni sulla vita e le sole due cose che contano – per lui – nella vita: il lavoro e la sua azienda bene avviata. Un padre che non ha mai capito suo figlio, un ragazzo bisognoso di libertà, di aria pura, di sicurezza, dell’affetto e dell’ammirazione paterna.

Sullo sfondo di un matrimonio fallito, del quale il figlio si sente a torto forse un po’ responsabile, il padre scopre, pagina dopo pagina, cose che non conosceva e che neppure avrebbe mai immaginato.

Scoperte che si mescolano all’angoscia per la sorte del ragazzo, sulla cui ripresa i medici non si pronunciano. Un’altalena di emozioni, condivise con la ex moglie e madre di Leo, alla quale si rivolge per meglio capire il significato e cosa siano quelli che il ragazzo battezza, nel suo diario, come i sogni lucidi.

Carlo è così immerso, in questa esperienza, da arrivare a viverla lui stesso mentre dorme, e in sogno rivive scampoli del passato col padre e perfino con il suocero. Sogni, incubi. A tal punto da scatenare in lui la paura di essere pazzo.

E invece è una presa di coscienza, questa. La realizzazione che esistono altri Mondi e altre vite possibili, oltre a quella che lui, Carlo, ha conosciuto e predicato fino a ora. Lavoro, successo, denaro, risparmio.

È un viaggio fatto di scoperte, un viaggio che ognuno di noi ha sperimentato nella vita prima o poi. Magari non in camper e nemmeno leggendo i segreti di un figlio o di una figlia, affidati a pagine e pagine che scandiscono il passare del tempo, gli anni e le fasi della crescita e della maturità, di volta in volta scritte sotto l’impulso di una repentina ispirazione.

Non a tutti è andata così.

Ma il confronto generazionale, magari anche uno scontro, quando arriva, lo fa in forme diverse, mettendo la persona di fronte alla propria Storia. Quella coi figli e quella coi genitori.

Ed è sempre un confronto duro e difficile, perché il tempo passa e la vita cambia, costringendoci a fare i conti con la realtà. Una realtà impietosa in quanto niente rimane come prima. Il vissuto dei nostri genitori, il nostro vissuto e quello dei nostri figli, non possono essere uguali e non si può pretendere che lo siano. Nessuna generazione forgia l’altra a propria immagine e somiglianza. Alla fine, Carlo è costretto ad accettare questo. E accettandolo, rinasce lui stesso, riconoscendo i suoi errori, le sue incomprensioni e suoi egoismi verso questo figlio che, chissà, forse sta per perdere anche fisicamente, proprio ora che l’ha invece ritrovato.

L’autore si cala perfettamente ora nei panni di Leo nello scrivere il diario ora nei panni del padre quando legge. Si cala nel sentire della madre, Miriam, che in definitiva ha compreso il suo ragazzo meglio di tutti. Si cala nella variegata compagnia di amici, descrivendo benissimo – sia tra le righe del diario, sia al momento di farli entrare in scena, anche loro in viaggio verso Lisbona a far vista all’amico – i rapporti reciproci di amicizia vera, le loro aspirazioni, le loro ambizioni e i sogni.

Si legge al volo, questo romanzo. Ma fa meditare. Uno stile piacevole, scorrevole. Una narrazione impreziosita da continui richiami ad autori di spessore – scrittori come Coelho, Jodorowski, Castaneda – che Leo legge negli anni del diario e che sorprendono sempre il padre, incredulo di aver cresciuto un ragazzo così, senza essersene mai accorto.

Farà interrogare anche Voi, quando lo leggerete, sui vostri rapporti con figli e genitori, proprio così come è capitato a me. Ed è questo un altro pregio del romanzo: indurre il lettore a farsi domande, domande anche scomode. Domande riposte nei cassetti dell’anima, con la speranza inconscia di non arrivare a farsele mai.

Massimiliano Piersanti, anni trentasei, alla sua prima pubblicazione.

Se il buon dì si vede dal mattino, allora siamo davanti a una giornata radiosa, e spero vivamente che ce ne saranno altre.

Questo è anche il mio augurio, s’intende.

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