
Questi due geni indiscussi, tuttavia, hanno visto la loro genialità sfruttata da altri inventori, con un approccio alla ricerca più da industriali che da scienziati. La querelle tra Nikola Tesla e Galileo Ferraris e quella tra Antonio Meucci e Alexander Graham Bell si assomigliano molto. Ci sono voluti decenni di dibattiti per stabilire la paternità delle rispettive invenzioni e per far sì che venissero loro riconosciuti il giusto valore e il giusto merito.
A loro è dedicata la puntata di “Italiani”, in onda stasera alle 22.50 su Rai Storia, con un’introduzione di Paolo Mieli. Ferraris, il “sommo elettricista”, come veniva definito all’epoca, è stato un matematico ingegnere di gran cultura umanistica e di gran cuore, dedito alla ricerca per il bene della gente, dalla sua mente visionaria è scaturita la scoperta che ha dato un contributo fondamentale al progresso dell’umanità: il campo magnetico rotante. Anche Meucci si interessa, fin da giovane, ai fenomeni elettrici e magnetici ed effettua numerose invenzioni che brevetta. Il suo nome, però, è legato alla sua invenzione principale, il telefono. Nel 1854 mette a punto infatti il “telettrofono”: il primo telefono elettrico, costituito da un diaframma vibrante collegato a un magnete.
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