“Un giorno in Pretura”, il processo a Giuseppe Di Fonzo
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“Un giorno in Pretura”, il processo a Giuseppe Di Fonzo

Accusato dell’omicidio della figlia Emanuela di 3 mesi

“Un giorno in Pretura”, il processo a Giuseppe Di Fonzo
La notte tra il 12 e il 13 febbraio del 2016 muore all’ospedale Giovanni XXIII di Bari Emanuela Di Fonzo, una bambina di soli 3 mesi. Il decesso avviene a seguito di una crisi cardiorespiratoria di cui i medici non riescono a capire la causa. Le indagini sulla morte della piccola Emanuela ripercorrono i suoi pochi giorni di vita e scoprono che la bambina ha subito molte altre crisi, avvenute sempre quando si trovava sola con il padre, Giuseppe Di Fonzo. Ma è possibile che sia stato proprio lui ad uccidere la sua unica figlia? E per quale motivo lo avrebbe fatto?  “Un giorno in Pretura”, in onda martedì 6 maggio alle 21.20 su Rai 3, è entrato nella Corte D’Assise di Bari per raccontare il processo a Giuseppe Di Fonzo, accusato del più inumano dei crimini, l’assassinio della propria figlia.

In base alle ricostruzioni degli inquirenti, la bimba, nata nell’ottobre 2015, era tornata in ospedale diverse volte, per 67 giorni complessivi, proprio a causa di crisi respiratorie. Che, secondo l’accusa, sarebbero state provocate dal padre, che avrebbe tentato di ucciderla anche in casa in almeno altre due occasioni.

L’uomo era stato condannato in primo grado a 16 anni di reclusione con l’accusa di omicidio preterintenzionale, ma nel settembre 2020 l’ipotesi è stata riqualificata dai giudici di appello in omicidio volontario premeditato, e Difonzo è stato condannato all’ergastolo. Nel marzo 2022, la Corte di cassazione ha annullato la condanna e l’uomo è stato scarcerato. Il nuovo processo di appello, invece, si è concluso con la condanna a 29 anni (sono state riconosciute le attenuanti generiche). Giuseppe Difonzo, secondo le perizie, sarebbe affetto dalla «sindrome di Munchausen per procura». Si tratta di una condizione psichiatrica che prende il nome dall’omonimo barone vissuto nel XVIII secolo, famoso per la sua inclinazione a raccontare avventure inventate per attirare l’attenzione.

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