Il racconto sul senso dell’abitare

Edoardo Tresoldi, artista internazionale, restituisce forma a ciò che apparentemente sembra perduto. Le sue architetture monumentali, costruite con reti metalliche, evocano luoghi scomparsi, ma ancora vivi nella memoria. In uno spazio sospeso tra rovina e futuro, presenza e assenza, il suo lavoro diventa metafora di una “casa ideale”, che protegge senza imprigionare.
A distanza di anni, Domenico Iannacone torna a incontrare Guglielmo, che abita ancora nella stessa casa popolare alla periferia di Milano. Dopo un grave incidente ha perso tutto: lavoro, stabilità, prospettive. Vive nell’appartamento che fu di sua zia, senza corrente elettrica, in condizioni al limite della sopravvivenza. La sua è una resistenza silenziosa, un’esistenza ai margini in una città che corre veloce e dimentica i più fragili. Qui, Guglielmo ritrova Jean-Pierre, l’uomo che molti anni prima lo aveva aiutato in un momento di difficoltà. Jean-Pierre, ex dirigente, ha lasciato il benessere per dedicarsi ad aiutare gli ultimi con l’Associazione Opera Cardinal Ferrari. Il loro incontro, dopo tanto tempo, riaccende un legame profondo e la speranza quando tutto sembrava perduto.
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