HASTA SIEMPRE
Paolo canta “Aquì se queda la clara / la entrañable transparencia / de tu querida presencia / comandante Che Guevara…
F: Che canti, che canti? Sempre con ‘ste robe da vecchio.
P: Che Guevara! Tu non sai nemmeno chi è.
F: So chi è il dottor Ernesto Guevara, comandante militare di La Cabana, che scrisse: “Continui a impegnarsi, e i suoi sforzi saranno coronati dal successo. Vincere le avversità, nel mestiere che ha scelto, è il modo perfetto per migliorarsi”.
P: Io parlo del rivoluzionario, fRa! Oggi siete tutti in cerca di consigli prêt-à-porter. Ecco perché cadete preda di questi influ-cosi.
F: Io non cado preda proprio di niente. E’ che non mi riconosco nei rivoluzionari alla “Che“. Preferisco Giame Pintor, o Berto Ricci. Soldati e poeti. Gente che se i ragazzi sapessero chi sono stati, si metterebbero a cantare tutti in coro: “ah se quel guerrier io fossi!”
P: Roba vecchia. Oggi il messaggio dev’essere rapido, fRa. Fulmineo. Da poter copincollare e condividere per mostrare agli altri che si è parte di qualcosa. Impegna molto meno e non si suda. Vuoi mettere?
F: Eppure che gioia sedere sulla cima del monte a guardare il panorama, con la schiena a pezzi, dopo una bella sudata, mangiando di gusto un bel panino con la mortadella.
P: Roba vecchia. Inefficace. Ma secondo te, i due veri e insostituibili “Giuseppi”, voglio dire Mazzini e Garibaldi, potrebbero con i criteri di oggi essere catalogati come influencer? È un quesito che mi tormenta. Forse Garibaldi, per via della storia con Anita. Cioè, l’Anitona nazionale ha fatto un sacco di pubblicità più o meno occulta a Garibaldi. Per almeno metà, l’eroe dei due mondi, lo deve a lei se già in vita era diventato un mito. Vuoi mettere Fedez senza la Ferragni? O Barack Obama senza quella gnocca di Michelle? Vuoi la controprova? Mazzini è un po’ noiosetto per il fatto che non aveva un’Anita a rendere un briciolino piccante la sua vita.
F: Non era videofriendly. Eppure, tra i due, pure se la sfida è ardua, sceglierei sempre Mazzini. Che, se ci pensiamo bene, di gente ne ha influenzata, pure lui!
P: Che poi, a me, tutta questa storia di campare e avere successo perché influenzi un sacco di gente proprio non mi torna. E il Covid19, allora?
No, non è una battuta, fRa! Magari una provocazione. Voglio dire: a me avevano insegnato che la parola influenzare non aveva mica un significato positivo. Anzi, l’influenza si combatteva con le supposte di Causyth. Quante supposte, da piccolo!
F: Che immagine tremenda.
P: Ma porco qui e porco anche di là! Cerca di capire. Non è mica una bella cosa che un sacco di imbecilli, che invece di chiamarli imbecilli li chiamano follower, vadano di qua o di là solo perché c’è uno o una che attraverso ‘sti cavolo di social gli dice di andare di qua o di là.
F: Se Garibaldi ti avesse chiamato a mezzo social saresti partito? Se l’avesse fatto il Che? E se Berto Ricci, dalle colonne de “L’Universale” o Pintor da quelle di altri giornali ci avesse chiamati a raccolta, cosa avremmo fatto?
P: In effetti anche i politici si sono buttati sui social e comunicano solo attraverso quelli. Ma ti sembra una bella cosa? Quando io ho cominciato a votare, le facce dei politici le vedevo solo ogni cinque anni, sui manifesti elettorali, e mica mi facevo incantare, sai. Vaffanculo il tuo faccione rassicurante, candidato!
F: Oggi abbiamo tutto a portata di mano, alibi compresi. Per non immischiarci, per non prendere posizione. Guarda un po’ su internet a quanto la vendono la maglia del Che.
P: Fa’ vedere…€ 16,99, in nove colori e con sotto la scritta HASTA LA VICTORIA SIEMPRE.
F: Visto? Nemmeno 17 euro e ti togli il pensiero. Oggi le idee te le porti addosso quel tanto che basta per potertene liberare in pochi secondi. Ma lo spirito, quello, dov’è? Prova a chiedere a qualsiasi ragazzino, oggi, chi sia il Che.
P: Ti risponderà spalancando la bocca come un merluzzo agonizzante. Ma almeno porta addosso la maglietta giusta, la faccia giusta. Anche se non ne capisce una mazza.
F: Sì? E chi te lo dice che sia la faccia giusta? Qualcosa che ti ha influenzato.
P: Non se ne scappa.
Paolo Banfi & Francesco Tozzi
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