Nel 1955 Venezia accolse con freddezza un’opera che avrebbe anticipato temi ancora oggi attuali: “Il bidone” racconta l’Italia del dopoguerra attraverso tre impostori destinati a un finale amaro
Sabato 15 novembre andrà in onda su Rai Storia alle 21.10 “Il bidone”, il film di Federico Fellini che il Festival di Venezia del 1955 accolse senza entusiasmo. Eppure, a distanza di decenni, quest’opera scritta con Ennio Flaiano e Tullio Pinelli si rivela un ritratto spietato dell’Italia del boom economico, quando la miseria rendeva facili prede i più deboli.
La trama segue tre truffatori di mestiere: Augusto, Picasso e Roberto vivono di “bidoni”, raggiri orchestrati ai danni di persone disperate. Promettono tesori nascosti che non esistono, case popolari mai costruite, speranze che si trasformano in fumo dopo aver intascato i risparmi di chi non ha nulla. La loro specialità è sfruttare la credulità di baraccati e sfollati, vittime perfette in un’epoca di precarietà diffusa.
Ma il meccanismo della truffa, per quanto collaudato, inizia a incrinarsi. Broderick Crawford interpreta Augusto con la stanchezza di chi sa che il gioco non può durare per sempre. Accanto a lui, Giulietta Masina porta sullo schermo la fragilità delle vittime, mentre Richard Basehart e Franco Fabrizi completano il triangolo di impostori sempre più disperati.
Fellini costruisce un affresco privo di consolazioni. Nessuno di questi personaggi troverà riscatto o lieto fine: il regista rifiuta la redenzione facile e sceglie invece di mostrare come certe vite scivolino verso il baratro senza possibilità di salvezza. È proprio questa durezza narrativa che probabilmente spiazzò il pubblico veneziano del 1955, abituato a storie più rassicuranti.
Il film rappresenta un momento di transizione nel cinema felliniano, tra il neorealismo degli esordi e la successiva deriva onirica. Qui la realtà sociale è ancora protagonista, ma già si intravede lo sguardo disincantato del regista verso la natura umana. I truffatori de “Il bidone” non sono figure romantiche o simpatici furfanti: sono uomini ordinari che hanno scelto la strada sbagliata e ne pagheranno le conseguenze.
L’appuntamento con “Cinema Italia” offre l’occasione di riscoprire un’opera spesso trascurata nella filmografia felliniana, ingiustamente messa in ombra da capolavori successivi come “La dolce vita” o “8½”. “Il bidone” merita invece attenzione per la sua capacità di fotografare un’epoca e per il coraggio di negare allo spettatore qualsiasi forma di conforto narrativo.
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