Una pagina di storia quasi dimenticata
La storia degli italiani trattenuti in Albania dal regime comunista rimane ancora nell’ombra. Tuttavia, questa pagina drammatica della nostra storia nazionale rivive oggi grazie al documentario “La macchina delle immagini di Alfredo C.”.
Il film, firmato da Roland Sejko e prodotto da Luce-Cinecittà, va in onda stasera venerdì 15 agosto alle 21.10 su Rai Storia. Inoltre, sarà disponibile anche su RaiPlay per chi preferisce la visione on demand.
Il riconoscimento della critica
Il documentario ha ottenuto importanti riconoscimenti nel panorama cinematografico italiano. Infatti, è stato presentato alla prestigiosa Mostra del Cinema di Venezia. Successivamente, ha conquistato il Nastro d’Argento 2022 per il Miglior Documentario.
Il professor Alberto Basciani introdurrà e contestualizzerà il racconto. Pertanto, gli spettatori potranno comprendere meglio il contesto storico di questa vicenda.
La tragedia italiana in Albania
Nel 1939 l’Italia fascista occupò l’Albania. Migliaia di italiani si trasferirono nel Paese come operai, coloni e tecnici. Tuttavia, tutto cambiò nel novembre del 1944 quando l’Albania fu liberata.
Il nuovo regime comunista chiuse immediatamente i confini. Inoltre, pose all’Italia decine di condizioni per il rimpatrio dei connazionali. Nel 1945 rimasero trattenuti ancora 27.000 italiani tra reduci e civili.
La storia di Alfredo C.
Tra questi italiani c’era anche un operatore cinematografico chiamato Alfredo C. Pietro De Silva interpreta questo personaggio nel documentario. L’uomo aveva lavorato per la propaganda fascista per cinque anni in Albania.
Prima di questo incarico, aveva immortalato la macchina del regime per quasi un ventennio. Ora, però, doveva fare lo stesso lavoro per un regime comunista completamente diverso.
La riflessione del regista
Roland Sejko spiega come sia nata l’idea per questo documentario. “La chiave per raccontare è arrivata per caso”, rivela il regista. “Tra i documenti dell’Archivio Centrale d’Albania ho trovato una richiesta di rimpatrio particolare”.
Il nome era quello dell’operatore dell’Istituto Nazionale Luce in Albania. Nelle carte risultava dipendente del Minculpop comunista. Questa scoperta ha aperto nuove prospettive narrative interessanti.
I temi del documentario
La storia di Alfredo C. permette di elaborare diversi temi fondamentali. Prima di tutto, l’onnipresenza e le tecniche della propaganda in entrambi i regimi. Inoltre, mostra l’incombenza degli eventi storici sui destini personali.
Il film affronta anche la responsabilità della folla e quella dei singoli. Infine, propone una riflessione sulla responsabilità di chi produce immagini oggi.
L’attualità del messaggio
Il documentario non si limita a raccontare una storia del passato. Piuttosto, invita a riflettere sulla responsabilità contemporanea di chi produce contenuti visivi. Questo aspetto rende il film particolarmente attuale e significativo.
La vicenda di Alfredo C. diventa simbolo di tutti coloro che si trovarono intrappolati. Questi italiani vissero una situazione drammatica tra due regimi totalitari diversi ma ugualmente oppressivi.
Chiuso nel suo magazzino, circondato da migliaia di pellicole, Alfredo C. rivede tutto. La sua storia diventa il suo film e forse non solo il suo. Stasera su Rai Storia scopriremo questa pagina dimenticata della storia italiana.
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