Steppe d’Italia
Le ultime steppe italiane sono al centro della seconda puntata della serie sulla trasformazione radicale degli ecosistemi agli inizi del terzo millennio, “Wild Italy. L’antropocene”, scritta e diretta da Francesco Petretti, in onda martedì 13 febbraio alle 14.55 su Rai 5. Utilizzati nel corso dei secoli come pascolo per grandi mandrie e greggi di animali, gli ecosistemi erbacei del Mezzogiorno hanno il fascino delle vaste steppe asiatiche, con una multiforme vita animale e vegetale adattata a condizioni di aridità e oggi fortemente minacciata dalle trasformazioni agricole, dall’espansione urbana, dal progressivo inaridimento del clima.
La steppa (dal russo степь, step) è un bioma terrestre caratteristico delle regioni a clima continentale con inverni freddi ed estati calde e moderatamente piovose.
La vegetazione è costituita da una prateria composta da erbe (per lo più graminacee) e arbusti; gli alberi sono pressoché assenti, ad eccezione di zone più umide in prossimità di fiumi e laghi. La fauna è costituita da ungulati, roditori, rettili e insetti.
La zona con le caratteristiche più simili alla steppa in Italia si ha in Sardegna (oasi delle Steppe Sarde) e in Sicilia centrale dove è presente un particolare clima. Esempi di terreni steppici in Italia possono essere anche considerate le Crete Senesi, l’altopiano del Formicoso in Irpinia e alcune zone del Salento.
Le vere steppe sono quelle continentali, ma col nome di steppa si può intendere anche la prateria mediterranea o equivalenti zone aride subtropicali, mentre le praterie della fascia intertropicale vengono dette savane.
Le steppe continentali si trovano in genere in vaste aree lontane dagli oceani; tuttavia ci sono delle eccezioni.
Le più importanti sono la grande steppa eurasiatica, che è la più vasta al mondo, la prateria nordamericana e la Patagonia in Argentina. Steppe di estensione minore si trovano in Ungheria (pusta), in Anatolia, nella Nuova Zelanda centrale.
Serie fantastica