Nel romanzo di Michele Mozzati, Acqua fuoco trottola (Baldini + Castoldi) la prima sensazione percepita è teatrale: sembra di essere davanti a un grande palcoscenico in cui il luogo da sfondo diventa protagonista.
Già il titolo dà elementi importanti e chiari: ACQUA e FUOCO che, uniti a TROTTOLA, terzo e più curioso sostantivo, alimentano una gran voglia di capire. Più avanti questo strano abbinamento di termini sarà completamente chiarito, ma non voglio svelare la sorpresa.
L’autore con il prologo uno, Ora, e il prologo due, Un passo indietro, ci dice che le vicende narrate sono un susseguirsi di fatti che vanno dai tempi nostri fino agli anni ’80.
Il Luogo: un’isola. L’isola delle utopie o l’isola reale dove tutto si può avverare o almeno cominciare a costruire? Stromboli è lì che aspetta di mostrarsi con tutta la sua fisicità ed energia, è elemento di continuità e al tempo stesso dirompente nei rapporti e nelle emozioni.
La storia: una storia di grande amicizia che Abele, la voce narrante, racconta rivivendo emozioni e riflettendo sul presente. Abele fa parte della Compagnia degli Ele, nome scelto nel momento in cui il gruppetto di amici si accorge che ognuno di loro ha un nome che finisce per ele: Abele appunto, Emanuele, Raffaele, Gioele, Daniele, Samuele. Abele si presenta: sa fare quasi tutto, ma non suona il sax, non parla l’inglese correttamente, non è un gran nuotatore e, se gli succede qualcosa di importante, non sa tenerlo per sé. Ecco così spiegata l’origine della necessità di raccontare questa storia. Precisa che non ha fratelli. Abele, nome di solito usato per un predestinato a soccombere al male, ci dice subito che nella storia sopravvive, dissolvendo così nel lettore una certa apprensione che questo nome evoca. Raf, Dan, Giò, Sem, Abe e Manu amano il cinema ed è il lavoro che vogliono fare. Nel 1985 hanno tutti tra i venti e i trentacinque anni e stanno cercando la loro strada. Manu si occupa di regia, sente che quello è il suo momento e con i compagni giusti decide di provare percorsi più coraggiosi. Propone ad Abe di girare un film, per il quale è necessario trovareun luogo dove andare a scrivere io e te e, magari, gli attori principali, una storia di utopia realizzabile, di un’isola che c’è e che non c’è…
Una scommessa: realizzare un film di gruppo che racconti le aspettative di una generazione ancora abbastanza giovane. L’isola prescelta è Stromboli. Il film non si farà, ma l’esperienza sarà indimenticabile. Dopo trent’anni i sei fanno altro e si sono persi di vista, ma Manu li vuole di nuovo a Stromboli per ritrovarsi e provare a raccontarsi. Ed ecco che l’Isola si riprende la scena, l’isola che li ha fatti sognare e soffrire, l’isola dell’acqua e del fuoco. Nel racconto senti veramente la Montagna che si rivela. Occorre saperla ascoltare. È ciò che cercano di fare i protagonisti nell’intento di imparare ad ascoltare loro stessi.
Sono stata a Stromboli solo una volta, è vero che l’isola ti cattura, come ti catturano le parole di Mozzati. Leggendo queste pagine io mi trovavo lì con i protagonisti e con lui: il vulcano. La storia è così ben raccontata che alla fine rimane una gran voglia di preparare lo zaino come Abele e partire verso quel luogo mitico ricco di colori, sapori e umanità.
Michele Mozzati è scrittore, autore teatrale e televisivo, le sue competenze affiorano nel romanzo con grande efficacia.
Una bella storia di speranza.
Commenta per primo