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Recensione: I ragazzi di sessant’anni – Oltre lo status quo

Recensione: I ragazzi di sessant’anni - Oltre lo status quo Recensione: I ragazzi di sessant’anni - Oltre lo status quoI ragazzi di sessant’anni
di Romolo Bugaro
Einaudi Edizioni

Si può… esser giovani a sessant’anni, si può… [cit. G. Gaber, Si può, dall’album Libertà obbligatoria].

Non appena entrata nel mood del testo, sono risuonate nella stanza le note di una canzone di Giorgio Gaber che nell’oramai lontano 1976 aveva lanciato un pitch ironico sul tema proposto oggi da Romolo Bugaro nel suo ultimo romanzo, I ragazzi di sessant’anni, pubblicato dalla casa editrice Einaudi, dimostrando ancora una volta di essere, l’autore, un raffinato e attento osservatore della società contemporanea.

Che cosa accade quando si arriva a varcare la soglia della così detta terza età, l’età che fa paura, quella che in astrologia viene segnata dal terzo implacabile e inesorabile giro di Saturno nel tema natale di ognuno di noi?

Cap I

La lotta contro il tempo

E già il titolo del primo capitolo ci dice che sarà il racconto di una battaglia dalla quale ne usciremo sconfitti in partenza, una lotta che vede impegnati gli sciocchi giovani di sessanti, che invece di accogliere con benevolenza e gratitudine il tempo che passa lo subiscono come un nemico.

Si continua:

Hanno appena compiuto i sessant’anni.

Com’è possibile che sia successo?

Loro non c’entrano con i sessant’anni, non si sentono dei quasi-anziani, infatti hanno ancora parecchi capelli, leggono abbastanza bene senza occhiali e vanno in scooter anche d’inverno [].

Il punto di vista è maschile, ma io che sono donna e a breve compirò sessant’anni, mi sono vista in molte delle pagine come in uno specchio e credo questo possa accadere a molti dei giovani di sessant’anni che leggeranno – e invito a farlo – questo libro così malinconico, così comico e così vero.

Entrando nel merito della trama, in modo spiazzante ci troviamo alle prese con un protagonista plurale; infatti, i ragazzi di sessant’anni è un nome proprio, quello del marito di Stefania, un plurale simbolico e di grande significato collettivo perché comprende un’intera generazione. Si parla di uno per abbracciare i molti, perché la vita del protagonista ricalca un modello che ha una valenza collettiva.

I giovani di sessant’anni conduce una vita agiata, ha un lavoro prestigioso, una quotidianità che ruota attorno ad alcuni inesorabili punti fissi: si veste con abiti giovanili e costosi che non ha nessuna intenzione di cambiare, ama sorseggiare gli aperitivi con amiche e amici in locali alla moda e le macchine di lusso anche se viaggia in scooter perché l’ha sempre fatto; parla di vacanze, di case e di altre amenità, cercando in ogni azione di ignorare il tempo che passa.

A ricordarglielo è però la vita, sono le vicende che accadono intorno a lui, sulle quali non può intervenire. C’è – ci sono – una figlia adolescente che lo costringe a confrontarsi con i problemi di una generazione diversa e in un certo senso problematica, c’è una moglie cinquantenne che ha ancora voglia di rischiare e di cambiare radicalmente la sua vita, c’è un’antica conoscenza di lavoro – il dottor Spadaro, notaio – che non sopravvive allo scandalo che lo coinvolge, e infine un vicino scomodo, che risveglia ricordi di come lui stesso sarebbe potuto diventare: un po’ hippie, un po’ più folle ma anche più divertente, forse. Insomma, ci sono fatti che non piacciono al nostro protagonista e che in prima battuta lo destabilizzano.

Nonostante i ragazzi di sessant’anni s’impegni con testardaggine a mantenere lo status quo, il mondo è inesorabile nel suo mutamento, e bisogna prendere atto che poi non tutto è così male. Quando i ragazzi di sessant’anni prende consapevolezza che esiste altro al di là di lui, acquista un’umanità nuova, e da persona distaccata e fredda diventa un uomo accogliente, pronto a far fronte al più grande imprevisto della sua vita, che naturalmente non anticipo per non togliere il gusto di una lettura oltremodo piacevole e stimolante, non solo per i sessantenni e dintorni. L’autore, infatti, rappresenta tutte le generazioni, giocando con gli stereotipi e andando oltre i luoghi comuni. E lo fa con una scrittura rotonda, aperta, cinematografica.

A conclusione mi piace ricordare anche gli altri libri di Romolo Bugaro che vive e lavora a Pavia e nel 2021 ha compiuto – indovinate? – sessant’anni. Nel 1998 ha pubblicato (uscito per Baldini & Castoldi, e nel 2019 per Marsilio/Feltrinelli), finalista del premio Campiello. Dal suo romanzo Effetto domino (Einaudi 2015, Marsilio/Feltrinelli 2019), è stato tratto il film omonimo con la regia di Alessandro Rossetto.

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