Ho letto tutti i libri di Camilleri, compresa ovviamente la serie del commissario Montalbano. Ma è stato solo quando ho visto la serie in TV, che mi è sorta la curiosità di sapere come avessero fatto a scegliere proprio quella casa, per il più famoso commissario d’Italia.
Poi mi è capitato fra le mani questo romanzo La mia casa di Montalbano.
Scritto da Costanza DiQuattro, edito dalla Baldini&Castoldi nel 2019, il romanzo altro non è che la storia autobiografica dell’autrice, vissuta in quella casa di Puntasecca a Ragusa Ibla. Una casa dove trascorrere il mese di agosto di ogni anno – insieme ai nonni paterni, proprietari – oltre a un nugolo di zii, zie, cugini e cugine, amici e amiche, di volta in volta in visita durante l’estate.
Personaggi veri, autentici, realmente esistiti.
Narrando in prima persona, l’autrice – attraverso una sapiente sequenza temporale di ricordi, capitolo dopo capitolo – ci porta a rivivere con lei certi momenti salienti della propria infanzia, adolescenza e maturità, vissuti nelle varie estati in quell’abitazione dei nonni paterni. Fino all’imprevedibile epilogo finale.
Una scrittura chiara, che alterna periodi brevi ad altri più lunghi e ricca di similitudini. Uno stile elegante e anche raffinato, ma mai ridondante, caratterizza il romanzo. E mentre narra fatti, affetti e persone che, dall’età di sette anni, l’hanno accompagnata nel tempo, contemporaneamente spinge il lettore a calarsi, lui stesso, nella propria infanzia, adolescenza e maturità. I ricordi di Costanza stimolano i ricordi di chi legge. Commuovono, perché, leggendo di lei, si è portati a ricordarsi di noi, di come eravamo e come abbiamo anche noi vissuto quelle fasi della nostra vita. Quelle scoperte, quelle esperienze. Si respira l’aria di Sicilia, inoltrandosi nella lettura. Nei dialoghi. Nelle descrizioni di quel mare sempre presente. E negli aromi di vari piatti, che di volta in volta la nonna paterna prepara e mette in tavola.
I personaggi che percorrono questo viaggio nel tempo sono tratteggiati con provata maestria. Ora con semplici descrizioni, ora con semplici episodi, emergono tutti nelle rispettive dimensioni reali, coi loro difetti e i loro pregi. Senza voler fare di questi una classifica, possiamo dire che su tutti troneggiano le figure del nonno e della nonna paterni.
Un amore incondizionato, soprattutto verso il primo, traspare in tutta la storia e non ristagna mai, nemmeno con gli anni che passano. E gli anni che passano scandiscono, capitolo dopo capitolo, anche le varie rinunce della vita. L’infanzia, l’adolescenza, la crescita verso la maturità, appaiono e se ne vanno, come è giusto che sia, lasciando rimpianti qua e là, insieme a tanti ricordi bellissimi.
Si può dire che sia la vita di ognuno di noi, leggendolo. Una parabola comune a tutti, che, se letta in questo romanzo con la dovuta sensibilità, arriva a strappare anche le lacrime nel lettore.
Ma non ci sono effetti speciali, per questo. L’autrice non ricerca la frase a effetto per colpire, semmai il contrario. A parte la scoperta della morte, che lei scopre da
bambina a sette anni di età, per il resto l’atmosfera in cui si cala il romanzo è serena, seppure velata da momenti di ovvia nostalgia. L’autrice non eccede mai in descrizioni. Non fa uso di aggettivi scelti ad hoc per suscitare emozioni. Queste vengono da sé, semplicemente leggendo, capitolo dopo capitolo, il divenire dei fatti. Capitoli brevi, come tanti piccoli quadri, dove le immagini non sono che i molteplici flash della memoria, che la bambina, la ragazza, la donna Costanza DiQuattro, porta con sé e gelosamente custodisce.
Come ognuno di noi, del resto.
L’epilogo soddisfa la risposta che cercavo da tempo, ma che mai avrei immaginato di trovare così. Costanza DiQuattro ci dice che nella vita tutto finisce. Le varie fasi che la compongono hanno un inizio e una fine. E comportano sempre delle rinunce. La fine dell’infanzia; la fine dell’adolescenza; la fine delle cose che ne sono state teatro. Niente di tutto ciò è eterno e bisogna lasciarlo andare prima o poi.
Eccola qui, La casa di Montalbano.
Svelata dal suo mistero, da oggi anche per me.
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