Recensione: “La scuola che non c’è”, il libro che spiega perché le leggi sulla scuola hanno fallito (e come rimediare davvero)

Recensione: "La scuola che non c’è", il libro che spiega perché le leggi sulla scuola hanno fallito (e come rimediare davvero)Utopia è la parola presente nel sottotitolo de La scuola che non c’è (Dissensi Edizioni) e che riecheggia in tutto il libro di Andrea Bortolotti, una parola che ci fa pensare subito all’illuminante spiegazione che ne dà Oscar Wilde e cioè che non esiste una mappa dell’utopia, ma è proprio là che l’uomo attracca più volentieri.

Il suddetto libro può essere considerato un saggio di natura pedagogica, ma anche un vero e proprio romanzo sulle vicissitudini di un insegnante e la sua voglia di non adeguarsi alle direttive che lui non condivide. Anche se non citato espressamente, in tutta l’opera aleggia la figura di don Milani, a cominciare dall’assunto che a tutti gli alunni debbano esser date le stesse possibilità di crescita, per una promozione autentica delle qualità di ognuno, indipendentemente dalle condizioni sociali della sua famiglia di origine.

Carlo, il protagonista, crede fermamente negli assunti della scuola di Barbiana, secondo cui tutti possono imparare tutto ed è perciò necessario un tipo di educazione non selettiva, ma inclusiva.

Inchiodato per nascita all’esclusione e redento da una professoressa, mi sono imposto la missione di purificare la scuola è ciò che lui si propone, perché: è nella bocca di chi ha ingoiato il letame che nascono i germogli di un domani diverso.

Nel suo diario, Carlo fa riferimento alla Legge del 31 dicembre 1962 che innalza l’obbligo scolastico al quattordicesimo anno di età, ma subito dopo annota che la legge allarga la base senza inficiare il privilegio.

Nell’intervista rilasciata per un quotidiano locale, lui spiega che l’innalzamento dell’obbligo scolastico a sedici anni costringe a scuola adolescenti disinteressati e senza strumenti, per certi versi come qualche anno fa ribadiva Paola Mastrocola nel suo libro Togliamo il disturbo – Saggio sulla libertà di non studiare. È perciò necessario non solo obbligarli, ma soprattutto stimolarli, perché la scuola deve recuperare tutti.

Il libro di Andrea Bortolotti non è rivolto soltanto agli insegnanti e quindi a farli riflettere sul loro ruolo nella promozione autentica delle qualità di ogni alunno, ma anche a tutti coloro che si occupano di cultura in senso lato, a cominciare dalle Istituzioni preposte, affinché si raggiunga il traguardo di una scuola non selettiva, ma inclusiva e Andrea Bortolotti, da insegnante, ritiene che ciò non debba essere una semplice utopia, ma un traguardo da perseguire.

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