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Recensione: “Le coincidenze inevitabili” – Voi credereste a un suicidio?

Recensione: "Le coincidenze inevitabili" - Voi credereste a un suicidio? Recensione: "Le coincidenze inevitabili" - Voi credereste a un suicidio?Le coincidenze inevitabili
di Paul Guimard
tradotto da Bononi Francesca
Editore L’orma

“Chi era Karine Velle, mia moglie? Ho molti più elementi di chiunque altro per rispondere a questa domanda, ma temo che prima dovrò dimenticare tutto ciò che credevo di sapere.”

Karine Velle è stata ritrovata senza vita nel letto di casa, a Parigi. Nessun segno di violenza, soltanto un tubetto vuoto di sonniferi sul comodino accanto al letto. Ma chi è Karine Velle?
Partiamo dalle certezze: è una donna bellissima, attrice e ballerina di origine russa con un passato misterioso e oscuro, durante una tournée in Francia ha chiesto asilo politico e grazie al matrimonio con un regista famoso è diventata cittadina francese.

Ma Karine è anche l’amante di Simon Nédellec, consigliere personale del presidente Pompidou, in missione a Tahiti assieme alla moglie Isabelle proprio in quei giorni in cui la bella Karine viene trovata priva di vita a migliaia di chilometri di distanza…

Ma voi credereste a un suicidio? Cioè, così, ci credereste senza neanche un’ombra di dubbio?
Al suicidio tra le pagine del libro non crede nessuno, la morte di Karine e i succulenti dettagli della sua relazione, diventano ben presto argomento di pettegolezzi gnignanti.

Quindi chi era Karine? Una donna scandalosa, bugiarda, un po’ civetta… oppure una spia sovietica?

Potrebbe essere ogni cosa.
La sua storia è il risultato di ciò che il testo vuole produrre, la successione degli eventi in ordine non sempre cronologico, siano essi reali o immaginari, che fanno parte delle testimonianze raccolte da una voce narrante, come al cospetto di un tribunale.

Le coincidenze inevitabili è un romanzo sui giochi misteriosi del destino. . . Vengono presi in considerazione tutti gli eventi, anche quelli
che successivamente non si riveleranno importanti nell’esito finale.

Le storie costruiscono un insieme di relazioni che tentano di spiegare il
perché di quella morte, per renderla più assimilabile.

Tutti i frammenti della vita di Karina hanno bisogno, per essere spiegati, di conflitti che generano scelte e, di conseguenza, si basano sulle persone e quello che pensano, non sulla verità.

Questo è uno dei punti di maggior forza del romanzo, a tratti quasi beffardo e cinicamente ironico.
La vita di Karina è ricomposta da questi frammenti che si uniscono per creare un mosaico unico e irripetibile. Ognuno di questi frammenti rappresenta un’esperienza che ha plasmato il destino fino ad arrivare a quel corpo senza vita nel letto.

Non è importante quanto tempo un frammento duri, ma piuttosto come ha influenzato la vita di Karine Velle.

Perché alla fine, sono proprio questi frammenti a creare la storia unica e meravigliosa della vita di Karine popolata da personaggi in cerca di un loro spazio di verità.

In questa giostra di confidenze, confessioni, allusioni e pettegolezzi, la verità più vera è quella del marito: “Chi era Karine Velle, mia moglie?”.

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