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Recensione: L’oppositore. Matteotti contro il fascismo

Recensione: L'oppositore. Matteotti contro il fascismo Recensione: L'oppositore. Matteotti contro il fascismoL’oppositore
Matteotti contro il fascismo
di Mirko Grasso
Carocci editore

Il 10 giugno di quest’anno ricorre il centenario della morte di Giacomo Matteotti. Molte sono le iniziative, i libri, i convegni a ricordare il grande politico. Il saggio di Mirko Grasso ha l’obiettivo di spostare il focus dalla spettacolarizzazione dell’omicidio per riportarlo sull’importanza del pensiero matteottiano.

Così ricorda nella premessa Mirko Grasso, docente e storico, autore del saggio L’oppositore, Matteotti contro il fascismo.

Il 10 giugno 1924 alle 16.30, dopo aver lasciato da poco la sua casa romana in via Pisanelli 40 e intento a recarsi alla Camera dei deputati, il deputato del Partito socialista unitario (PSU) Giacomo Matteotti viene aggredito e rapito mentre percorre il lungotevere Arnaldo da Brescia. Trascinato a forza su una Lancia messa a disposizione da Filippo Filippelli (all’epoca direttore del mussoliniano Corriere della d’Italia), egli cerca di reagire, getta dal finestrino dell’auto in corsa il suo tesserino di parlamentare, ma dopo una violenta colluttazione viene ucciso a pugnalate”.

Per capire il contesto politico che portò alla barbara uccisione, bisogna risalire alla fine del marzo di quello stesso anno, quando in parlamento si svolgevano gli atti finali di una campagna elettorale violenta e controversa, che porterà il 6 aprile 1924 alle ultime consultazioni della storia dell’Italia liberale prima dell’avvento definitivo del fascismo.

Mussolini era in realtà a capo del governo già da un anno e mezzo, gli squadristi fascisti si muovevano liberamente esercitando il potere attraverso la violenza dei pestaggi, delle minacce e dei ricatti.

In un Paese sempre più intimorito, dove anche la voce delle opposizioni si affievolisce di fronte al pugno di ferro di Mussolini, la sola voce che rimane pura e cristallina sembra essere quella del giovane deputato socialista, che non cessa di denunciare e di lottare.

Ma più che la morte di Matteotti, destinata a entrare nella sfera del mito e della deificazione (la barbarie del delitto, la goffaggine di Mussolini nel cercare di nascondere i responsabili, il processo farsa, l’orgoglio della moglie Velia Titta di fronte al Duce, un mistero rimasto a lungo irrisolto), all’autore interessa parlare a 360° della politica e dell’umanità del deputato nato a Fratta Polesine il 22 maggio 1885.

In questo breve e denso saggio, ripercorriamo tutte le tappe della crescita intellettuale che porteranno il giovane Giacomo a diventare un socialista riformista e un pacifista radicale.

Numerose sono le citazioni presenti nel libro, di Matteotti e dei principali attori politici del panorama italiano contemporaneo (Turati, Gramsci, Salvemini, per citarne alcuni), e principalmente attraverso queste l’autore ci restituisce la grande figura di un personaggio in qualche modo atipico per quel periodo storico.

Fu, infatti, Matteotti un europeista ante litteram, un grande e curioso viaggiatore che vedeva nelle mete d’oltralpe l’opportunità di analizzare la politica – e il welfare – degli Stati d’Europa per apprendere e utilizzare quanto potesse essere utile al cambiamento e al livellamento delle diseguaglianze. Non a caso il suo primo importante studio riguarda la condizione dei carcerati, in Italia e in Europa.

Grasso ci racconta che il grande oppositore, nonostante di origine borghese, ha sempre lottato per le classi più disagiate mantenendo un lucido pragmatismo: la società va studiata nel suo funzionamento reale e solo dalla conoscenza di esso si può arrivare a influire sul cambiamento.

Grande studioso, intellettuale, amministratore accorto, Matteotti rimane lontano dall’idealizzare un’improbabile rivoluzione del proletariato, rischiando così di non essere compreso dai suoi stessi compagni, poiché, per carattere, non era propenso a cedere ad alcun compromesso.

Come l’autore sottolinea, proprio per la sua cultura e per la sua visione aperta sul Mondo, Matteotti fu uno degli avversari politici più invisi a Mussolini, la sua spina nel fianco. La sua opposizione partiva dal concreto, urlava in faccia al Duce, in Parlamento, i dati reali, disvelando con coraggio e pervicacia tutte le bugie di propaganda, sbandierate senza vergogna a patire dalla stampa di Stato.

Nel saggio si analizzano le leggi, i decreti, le trasformazioni degli schieramenti di un periodo storico controverso, denso di fatti e di idee. E molto, molto violento… ma viene da chiedersi, è poi così diverso da quanto stiamo vivendo – anno 2024 – nel Pianeta? E una figura integerrima come quella di Matteotti avrebbe, nel presente, vita più facile o sarebbe destinato allo stesso martirio?

Sono molte le riflessioni che si aprono al termine di questo importante saggio, del quale, nel breve spazio di una recensione, non sono sicuramente riuscita a dire abbastanza. Di certo, la lettura apre alla conoscenza di aspetti essenziali e ancora troppo poco conosciuti di uno dei personaggi politici più importanti del primo Novecento.

Concludo questa mia recensione con una nota più leggera e faceta:

e fin nel mio motto è la vita di un santo. Come vede quasi quasi ho tanto da porre la mia candidatura alla beatificazione – se non fosse appunto questo il male di molti Santi, che avevano un fine, cui la loro santità di vita era mezzo, rinnegando così la bellezza, per se stessa, della vita santa… ma io esagero…

Questo scriveva Giacomo all’amata moglie Velia in una delle numerose lettere con lei scambiate, citate in più punti del trattato, utili a restituirci anche un aspetto più intimo e scanzonato del protagonista.

Mirko Grasso è docente, storico e membro della Fondazione Ernesto Rossi-Gaetano Salvemini e dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia. Collabora, tra le altre, con le riviste Tempo presente, Gli asini, Archivio Storico della Calabria e Lucania. Tra le sue pubblicazioni: Ernesto Rossi e il Sud Italia nel primo dopoguerra (CLUEB, 2012), Costruire la democrazia. Umberto Zanotti-Bianco tra meridionalismo ed europeismo (Donzelli, 2017) e del Diario del 1947 di Salvemini (CLUEB, 2023), l’edizione degli scritti di Matteotti nel volume Il fascismo tra demagogia e consenso. Scritti 1922-1924 (Donzelli, 2020).

Recensione a cura di Costanza Ghezzi

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