Sandro Ciotti protagonista su Rai Storia: il documentario che celebra la voce della radio italiana

Sandro Ciotti protagonista su Rai Storia: il documentario che celebra la voce della radio italianaOggi alle 15:45 su Rai Storia va in onda il documentario dedicato a Sandro Ciotti. Il programma celebra uno dei più grandi radiocronisti della storia italiana.

L’ultima radiocronaca di una leggenda

“Quella che ho faticosamente cercato di concludere è stata la mia ultima radiocronaca. Un grazie a tutti gli ascoltatori, mi mancheranno”. Così, il 12 maggio 1996, Sandro Ciotti chiudeva la sua straordinaria carriera.

Un addio sobrio e gentile. Inoltre, arrivava dopo oltre 2400 radiocronache di partite di calcio. Infatti, la sua carriera includeva 40 Festival di Sanremo, 14 Olimpiadi e 15 Giri d’Italia.

Il documentario “Italiani” in onda su Rai Storia

Rai Cultura ricorda la figura di Sandro Ciotti a 22 anni dalla scomparsa. Il 18 luglio 2003 se ne andava una delle voci più amate della radio italiana.

La puntata di “Italiani” è firmata da Alessandro Chiappetta. Inoltre, presenta l’introduzione di Paolo Mieli. Il programma offre un ritratto completo di questo straordinario personaggio.

I primi passi: dalla musica al successo radiofonico

Musicista, paroliere e radiocronista, Ciotti iniziò la sua carriera con la musica. Infatti, cominciò con Lello Bersani in “Ciak”, una delle prime rubriche radiofoniche della Rai.

Le interviste memorabili

Ciotti condusse incontri d’autore e commenti alle novità musicali. Pertanto, intervistò personalità come Domenico Modugno, Federico Fellini, Mina e Gino Paoli.

Del cantante Luigi Tenco, Ciotti era buon amico. Inoltre, fu tra i testimoni della notte in cui Tenco morì. Ciotti fu tra i primi a mettere in dubbio la tesi del suicidio.

“Tutto il calcio minuto per minuto”: una rivoluzione radiofonica

Il nome di Ciotti è indissolubilmente legato a Tutto il calcio minuto per minuto. Il programma ha cambiato volto al racconto del calcio in Italia.

Il calcio come romanzo popolare

Ciotti trasformò il campionato in un romanzo popolare. Inoltre, riscrisse la sacralità delle domeniche degli italiani. “Tutto il calcio” attraversa mezzo secolo di storia italiana.

Il programma alimenta la mitologia legata alla radio. Inoltre, lanciò quella generazione di cronisti formatasi con i Giochi Olimpici di Roma del 1960.

Aneddoti e leggende della radiocronaca

Il programma divenne teatro di aneddoti e leggende indimenticabili. Da “Clamoroso al Cibali” ai battibecchi di Ciotti col collega Enrico Ameri.

Ciotti visse la sua professione da testimone privilegiato. Infatti, raccontò sport e musica con uno stile mai banale. Il suo linguaggio era asciutto, talvolta barocco ma sempre pungente.

Lo stile inconfondibile di un maestro

Il linguaggio di Ciotti divenne lessico sportivo. Inoltre, la sua prosa era da scrittore più che da giornalista. Il “romanissimo” Ciotti, figlioccio di Trilussa, prestò il suo talento anche alla musica.

La collaborazione con Enzo Jannacci

Per Enzo Jannacci, Ciotti scrisse “Veronica”. Un testo provocatorio e irriverente. Inoltre, i due duettarono insieme a Dario Fo nel programma “Domani si gioca” del 1987.

Le testimonianze dei colleghi nel documentario

Il documentario presenta le testimonianze di colleghi storici. Infatti, partecipano Ezio Luzzi e Claudio Ferretti, scomparso il 21 maggio 2020.

Inoltre, intervengono i radiocronisti di oggi divenuti suoi eredi. Pertanto, Riccardo Cucchi e Bruno Gentili raccontano la sua eredità professionale.

L’eredità di Guglielmo Moretti

Anche Guglielmo Moretti contribuisce al ricordo di Ciotti. Moretti, scomparso il 18 maggio 2017, fu l’ideatore di “Tutto il calcio minuto per minuto”.

Un appuntamento televisivo da non perdere

Il documentario di oggi rappresenta un’occasione unica per riscoprire Sandro Ciotti. Infatti, la Rai celebra una delle voci più importanti della radiofonia italiana.

L’appuntamento è alle 15:45 su Rai Storia. Inoltre, il programma offre materiali d’archivio inediti e testimonianze esclusive.

La figura di Ciotti continua a ispirare generazioni di giornalisti. Pertanto, il documentario conferma l’importanza della sua eredità culturale nel panorama mediatico italiano.

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