L’inchiesta del ’77 di Corrado Augias

Due terzi dei migranti che lasciarono l’Italia tra il 1870 e il 1914 erano uomini senza una specializzazione lavorativa precisa. Prima del 1896, la metà dei migranti era costituita da contadini. Con l’incremento del numero di italiani all’estero, aumentarono anche le rimesse, che incoraggiarono un’ulteriore emigrazione, anche a fronte di fattori che avrebbero dovuto far diminuire la necessità di lasciare il Paese, come l’aumento dei salari in Italia. I primi emigranti che lasciarono l’Italia rimandavano in patria parte del denaro guadagnato, che veniva poi utilizzato dai parenti e dagli amici per i biglietti necessari per emigrare. Questo fece nascere un flusso migratorio costante, dal momento che il miglioramento delle condizioni di vita in Italia richiese decenni prima di avere i suoi effetti, ovvero convincere chi era nel dubbio a non lasciare il Paese. Il flusso di emigranti italiani fu anche causato da eventi drammatici, come le conseguenze della prima guerra mondiale, che sconvolsero il Paese anche a conflitto terminato, soprattutto la sua economia. Come risposta, i Paesi che accoglievano i migranti misero in atto iniziative atte a frenare il fenomeno.
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