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Stasera in tv “Gianni Agnelli, in arte l’avvocato”

L’uomo tra successi e cadute

Stasera in tv "Gianni Agnelli, in arte l'avvocato"

La Fiat, la Juventus, il potere degli affari, il rapporto con la politica, ma anche il gusto per la bellezza, i motori, la Ferrari, il culto della vela e dello sci: sono i temi che hanno scandito la vita di Gianni Agnelli, per 50 anni protagonista della vita economica e sociale italiana. “Gianni Agnelli, in arte l’avvocato” – il documentario prodotto da La Presse in collaborazione con Rai Documentari, scritto da Stefano Cappellini, Emanuele Imbucci e Dario Sardelli, con la regia di Emanuele Imbucci, in onda mercoledì 21 febbraio alle 22.10 su Rai Storia – ricostruisce il percorso dell’uomo, tra successi e cadute, in un ritratto che è riuscito a far luce sulla dimensione personale e intima di Gianni Agnelli grazie alle testimonianze originali di familiari, amici, collaboratori, storici, operai e giornalisti.

Il primo incarico di natura pubblica lo ricevette nel 1961 quando, in occasione dei festeggiamenti per il primo centenario dell’unità d’Italia, fu nominato presidente dell’Esposizione internazionale del lavoro. All’inizio del 1976 l’allora segretario del Partito Repubblicano Ugo La Malfa offrì a Gianni Agnelli una candidatura nelle liste del partito per le elezioni politiche che si sarebbero svolte in giugno e in un primo momento parve che Gianni Agnelli avesse una certa intenzione di aderire alla proposta, ma poi declinò l’invito, avendo nel frattempo il fratello Umberto accettata la candidatura nella Democrazia Cristiana (Umberto verrà poi eletto senatore nelle file della DC).

Nel 1991 venne nominato senatore a vita dal Presidente Cossiga: al Senato, Agnelli si iscrisse al gruppo Per le Autonomie e fu membro della Commissione Difesa. Nel 1994 fu tra i senatori a vita (insieme a Giovanni Leone e allo stesso Cossiga) a votare la fiducia al primo governo Berlusconi nonostante avesse dichiarato, quando Berlusconi stava per entrare in politica: «Se vince, avrà vinto un imprenditore, se perde avrà perso Berlusconi».

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