Il sogno di una cantante

In Regina si parte dall’adolescenza. Anche qui manca un genitore, la mamma della protagonista è morta anni prima. Lei sogna di fare la cantante, il papà la sostiene. Fino a quando i due sono costretti a custodire un segreto che potrebbe distruggerli. Il regista mescola il thriller al coming of age, la morte viene dipinta come il passaggio inevitabile all’età adulta. La perdita delle persone care è la metafora dei sogni che si infrangono, nel momento in cui si affronta la crudezza della realtà.
Regina si trasforma in un saggio sulla colpa, sullo scontro generazionale che comporta la fine dell’innocenza. Salvare gli altri o salvare sé stessi, non sembrano esserci mezze misure in una Calabria livida, fotografata da Grande come se fosse la provincia americana. I pick-up, la criminalità, le lunghe strade solitarie che si snodano tra acqua e boscaglia: il cineasta sceglie luci desaturate, atmosfere cupe. Si interroga sul futuro con lucidità, condannando l’egoismo e l’incapacità di ascoltarsi. Da Bismillah a Regina per Alessandro Grande. Bismillah è stato un corto di quattordici minuti apprezzato in tutto il mondo (da noi ha vinto il David di Donatello nel 2018), Regina invece rappresenta il suo esordio nel lungometraggio. Ancora una volta Grande tocca il tema della famiglia.
Appuntamento assolutamente imperdibile.
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