
Si prosegue con “Liscia, rigata, Ue, non Ue”, di Bernardo Iovene con la collaborazione di Greta Orsi. La pasta rigata, scelta dal 90% degli italiani, vince sulla liscia che è agli ultimi posti nelle vendita tra i formati di pasta. Apparentemente è una questione di gusto, ma gli esperti, i maggiori chef e gli stessi pastai affermano il contrario. La pasta liscia è più buona e trattiene il condimento più della rigata se trafilata al bronzo ed essiccata lentamente. Invece gli italiani, che vantano il primato mondiale del consumo, mangiano una pasta trafilata al teflon, con tempi di essiccazione veloci. L’inchiesta inoltre tratterà della provenienza dei grani e della trasparenza delle etichette: l’Antitrust ha emanato cinque provvedimenti sui marchi nazionali di pasta De Cecco, Divella, Cocco, Lidl e Auchan. Sulle loro etichette c’erano richiami all’italianità del prodotto in bella vista mentre la provenienza del grano da paesi Ue e non Ue appariva con caratteri microscopici nel retro. Infine Bernardo Iovene è stato a Gragnano dove ai piccoli pastifici è stato vietato l’uso della parola artigiano sulle etichette.
E infine “Lo smaltimento” di Cecilia Andrea Bacci in collaborazione con Eleonora Zocca. Il politecnico di Torino stima che il fabbisogno di mascherine, in Italia, sia di oltre un miliardo al mese pari a circa 400 tonnellate di rifiuti prodotti ogni giorno. Indossate già nelle strutture sanitarie per proteggere pazienti e alimenti da possibili contaminazioni, sono entrate a far parte della nostra quotidianità, nei luoghi di svago o di lavoro fino ad arrivare nell’intimità delle nostre case. Ma seguono sempre lo stesso percorso di smaltimento? È possibile o auspicabile ripensare la filiera regalando una nuova vita a ciò che fino a ora è stato monouso?
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