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Stasera in TV: Telemaco. Storie da Angera a Gaeta

Stasera in TV: Telemaco. Storie da Angera a Gaeta Stasera in TV: Telemaco. Storie da Angera a GaetaUna rocca medioevale rimasta intatta nei secoli, un bambino ebreo salvato dalla madre nel ghetto di Roma, lo sciopero delle bustaie di Parma nel 1907, e il carcere di Gaeta. Luoghi e vicende raccontati dai giovani storici di “Telemaco”, in onda martedì 5 settembre alle 22.10 su Rai Storia. Si comincia da Angera, sulla sponda meridionale Lombarda del Lago Maggiore, con Pietro Sorace alla scoperta della Rocca Borromea. Con quella gemella di Arona, sulla sponda piemontese, assicurava il controllo sul lago. La sua storia è legata a quella delle famiglie nobili che ne hanno fatto la loro residenza e rappresenta un simbolo del loro potere. Le origini risalgono al X secolo, quando viene costruita dai conti di Seprio per difendere il territorio dalle incursioni dei Saraceni e dei Magiari. Nel 1277, la Rocca è al centro della battaglia di Desio, che vede contrapposti i Visconti e i Della Torre per il dominio di Milano. La battaglia è vinta dai Visconti, che se ne impadroniscono e la trasformano in una splendida dimora signorile. Nel 1449, la Rocca passa dalla famiglia Visconti alla famiglia Borromeo che ne fa il centro della sua signoria sul Lago Maggiore.

Charlotte Marincola, invece, racconta la storia di Emanuele Di Porto, oggi novantatreenne: a 12 anni, il 16 ottobre 1943, la madre Virginia riesce a salvarlo dalla deportazione e dalla Shoah, di cui lei stessa resterà vittima ad Auschwitz. Da allora Emanuele ha passato la vita raccontando la sua storia, soprattutto ai giovani, e a tenere viva la memoria di terribili giorni.

Da Roma a Parma: Emanuela Lucchetti torna al 1907 quando le operaie delle più grandi manifatture di bustini femminili entrano in sciopero per chiedere lo stop al cottimo, aumenti salariali e il riconoscimento della rappresentanza sindacale. È l’avvio di 50 giorni di agitazioni fino all’accordo: nessun superamento del cottimo, ma con aumenti, meno ore di lavoro e riconoscimento del sindacato. Non una vittoria assoluta ma una tappa importante nel quadro delle lotte per i diritti e per il lavoro delle donne.

Si chiude con Carla Oppo a Gaeta, all’interno del Castello Angioino, un’imponente fortezza carcere che per tre secoli, prima sotto il regime borbonico e poi quello dello Stato unitario italiano, ha accolto nelle sue segrete migliaia di detenuti, tra i quali Giuseppe Mazzini nel 1870 e, nel corso del ‘900, i due criminali nazisti Walter Reder e Herbert Kappler. Il carcere militare è rimasto in funzione fino al 1990 e ne resta l’eco in quel “ti mando a Gaeta” molto in uso tra i militari.

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