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Stasera in tv torna Cronache di terra e di mare

Nuova puntata

Stasera in tv torna Cronache di terra e di mare

Copricapi con due corni, lunghe trecce, creste. Li descrivono così gli Antichi Egizi. Su chi fossero veramente le popolazioni straniere del “Grande verde” – il Mediterraneo – cerca di fare luce Cristoforo Gorno con “Cronache di terra e di mare”, in onda venerdì 3 maggio alle 21.10 su Rai Storia. Raffigurati a volte come guerrieri, a volte come popoli migranti, i loro nomi sono riportati nelle iscrizioni egizie e riconducibili a diverse popolazioni. I Libu, le popolazioni libiche. I Peleset, i Filistei della terra di Canaan. I Lukka, i Lici. Gli Ekwesh, gli Achei. E così via. Ci sono anche gli Shardana, i Sardi, mercenari e razziatori che in Egitto diventano le guardie del corpo del faraone.
Le loro invasioni nel Mediterraneo orientale mettono in ginocchio grandi imperi e potenti città-stato, segnando la fine dell’età del Bronzo. Una crisi innescata – secondo le ricerche più recenti – da cambiamenti climatici. La siccità del bacino Mediterraneo porta i popoli levantini a spostarsi. E poi ci sono i troiani che, sconfitti, si muovono verso l’Italia. Gorno ne ripercorre le vicende partendo dal tempio di Segesta, città che, secondo la tradizione, viene fondata da profughi troiani guidati da Egesto. Alla fine di queste migrazioni e invasioni, la Grecia micenea non esiste più, l’impero ittita è scomparso e quello egizio ridotto. Nuove comunità nascono in Italia dalla fusione di abitanti locali e gruppi immigrati da oriente.
Fin dal 3500 a.C., di pari passo con l’avvento dell’agricoltura, in particolare la coltivazione del grano, dell’orzo e del lino, si ha contezza di insediamenti umani specie lungo le rive del Nilo. Le piene annuali del fiume, infatti, favorivano la coltivazione anche con più raccolti annui grazie ai sedimenti, particolarmente fertili (limo), che il fiume, nel suo ritirarsi, lasciava sul terreno. Ciò comportò, conseguentemente, la necessità di controllare le acque.
Appuntamento davvero imperdibile.

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