Fake folk è il modulo centrale di un progetto di riconquista critico-carnevalesca della piazza e della socialità rituale. È un’installazione teatrale contesa fra scena e spazio, immersione e attrazione, parco tematico e happening. All’interno di un’ambientazione ostentatamente avant-pop, i partecipanti esplorano un ambiente iperreale e fantasmatico fatto di teleschermi, green screen e bizzarri marchingegni abitati e animati da un manipolo di performer e affabulatori senza scrupoli. La durata sarà di mezz’ora circa per un numero di venti spettatori per assecondare le esigenze di distanziamento, che verrà ripetuta più volte nell’arco della giornata.
Recuperando l’immaginario della festa tradizionale e di paese, si tratta in qualche modo di fare la festa alla festa, ovvero celebrare il testamento della cultura di strada e della piazza come luogo di costruzione di relazioni. Fra musiche bandistiche destrutturate e discorsi farlocchi di assessori alla cultura e al turismo insostenibile, installazioni video di folle acclamanti e processioni immobili che sfilano tra vicoli e piazze ricostruite in green screen e illuminate da fuochi d’artificio virtuali, i partecipanti si interrogano, sperimentandole in prima persona, sulle dinamiche di emulazione, ricombinazione e ricomposizione delle comunità contemporanee.
Che distanza separa una community virtuale da una comunità locale? Cosa c’è di reale in una relazione simulata e di simulato in una relazione interpersonale? In un regime di onnipresenza mediale, come si evita l’assenteismo sociale? Nell’epoca della post-verità e del distanziamento sanitario, cosa può una comunità?
Sforzandosi di ricreare il “vero” attraverso tecnologie palesemente obsolescenti e pantomime da quattro soldi, Fake folkmira così a coinvolgere gli spettatori nella decostruzione ludica dei propri modi di abitare lo spazio pubblico, socializzare e solidarizzare, tramandare usi, costumi e riti collettivi. Ma il tutto gioiosamente e con spirito costruttivo, nella convinzione che, come da tradizione carnevalesca, solo uccidendo il vecchio si possa fare spazio al nuovo.
fare festa nella dissoluzione delle identità e delle comunità un progetto di Andrea Cosentino e di Alessandra De Luca, Giuseppe Nexus Gatti, Marco Colonna collaborazione tecnica e drammaturgica Dario Aggioli produzione Teatro Forsennato in collaborazione con Teatro Biblioteca Quarticciolo
Durata: 20 minuti per un massimo di 20 spettatori a turno.
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