Rai Storia racconta stasera la millenaria storia delle miniere toscane. Il documentario “La memoria del ferro” va in onda lunedì 4 agosto alle 21:10. Alessandro Varchetta firma questo viaggio nella bellezza italiana con la regia di Eva Frerè.
Il programma esplora l’isola d’Elba e i parchi della val di Cornia. Inoltre, mostra come il ferro abbia plasmato la storia di questi territori. La trasmissione fa parte del ciclo “Italia. Viaggio nella Bellezza”.
Populonia: quando gli etruschi dominavano il ferro
Populonia rappresenta ancora oggi un simbolo della civiltà etrusca. La città antica si distingueva per due elementi fondamentali: la cultura etrusca e i paesaggi mozzafiato. Inoltre, grazie alle lavorazioni del ferro divenne una potenza economica straordinaria.
Il centro metallurgico etrusco competeva con Vulci, Volterra e Vetulonia. Pertanto, Populonia faceva parte della prestigiosa Dodecapoli etrusca. La città ospitava migliaia di abitanti e rappresentava il cuore industriale dell’Etruria.
L’arrivo dei romani e il cambiamento
Nel III secolo avanti Cristo arrivarono i conquistatori romani. Di conseguenza, la città dovette adattarsi agli usi del nuovo dominatore. Tuttavia, la tradizione metallurgica continuò sotto il controllo romano.
La trasformazione urbana non cancellò completamente l’eredità etrusca. Inoltre, molte tecniche di lavorazione del ferro rimasero invariate. Pertanto, Populonia mantenne la sua importanza strategica nel Mediterraneo.
L’isola d’Elba: culla della metallurgia antica
La storia mineraria inizia nell’isola d’Elba durante la preistoria. Gli abitanti preistorici scoprirono i preziosi giacimenti ferrosi del territorio. Inoltre, svilupparono le prime tecniche di estrazione e lavorazione.
Sotto la dominazione etrusca l’Elba raggiunse il massimo splendore economico. Il minerale elbano si distingueva per la purezza eccezionale. Pertanto, l’isola guadagnò il soprannome di “Isola dei Mille Fuochi”.
Lo spostamento della produzione
L’espansione continuò fino alla fine del I secolo avanti Cristo. Tuttavia, l’esaurimento dei boschi creò problemi di approvvigionamento energetico. Di conseguenza, la lavorazione si spostò sul litorale toscano.
Populonia divenne il nuovo centro di produzione metallurgica. Inoltre, ospitò oltre un milione di tonnellate di scorie ferrose. Questi residui industriali rimasero immobili per oltre venti secoli.
La spiaggia nera di Baratti: memoria industriale
Le scorie di Populonia crearono un paesaggio unico sulla spiaggia di Baratti. Al tramonto brillano ancora sulla sabbia nera creando atmosfere suggestive. Inoltre, rappresentano una testimonianza archeologica straordinaria.
Nel 1915 iniziò la lavorazione industriale di questi antichi residui. Pertanto, l’archeologia industriale si intrecciò con quella antica. La memoria del ferro attraversò così millenni di storia toscana.
San Silvestro: il villaggio medievale delle miniere
Tra il X e l’XI secolo nacque la rocca di San Silvestro. Il villaggio medievale sorse vicino a Campiglia Marittima per sfruttare le risorse minerarie. Inoltre, rappresenta un sito archeologico di eccezionale monumentalità.
Oggi i visitatori possono esplorare i pozzi di origine etrusca. Le strette vie medievali raccontano secoli di attività estrattiva. Inoltre, un trenino turistico percorre le vecchie rotaie della miniera dismessa.
Il mondo sotterraneo delle miniere
L’esperienza sotterranea trasporta i visitatori nella storia mineraria toscana. Il trenino corre sulle rotaie originali dell’epoca moderna. Pertanto, offre un’immersione totale nell’archeologia industriale.
Il sito conserva perfettamente l’organizzazione del lavoro medievale. Inoltre, mostra l’evoluzione delle tecniche estrattive attraverso i secoli. San Silvestro rappresenta un unicum nel panorama archeologico europeo.
La fine di un’epoca: gli anni Settanta
Verso la fine degli anni Settanta del Novecento iniziò la grande crisi mineraria. Quasi tutte le miniere toscane chiusero definitivamente. Inoltre, all’Elba l’ultima miniera cessò l’attività nel 1981.
Le lotte sindacali caratterizzarono questo periodo di transizione. Per intere comunità rappresentò la fine di un’epoca millenaria. Inoltre, cambiarono completamente i ritmi di vita tradizionali.
Il difficile addio al lavoro in miniera
Il lavoro minerario aveva scandito la vita di generazioni intere. Le consuetudini lavorative erano profondamente radicate nella cultura locale. Pertanto, la chiusura rappresentò un trauma sociale profondo.
Tuttavia, questa fine permise la nascita di nuove opportunità turistiche. I parchi minerari divennero attrazioni culturali di grande valore. Inoltre, la memoria del ferro si trasformò in risorsa per il futuro.
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