1785 – 2025. A duecentoquarant’anni dalla nascita di Alessandro Manzoni, venerdì 7 marzo alle 18.00 Rai Cultura ripropone su Rai Storia la puntata a lui dedicata di “
Italia chiamò”, serie del 1992 sui personaggi significativi del Risorgimento scritta e diretta da Leandro Castellani con il commento e il racconto in studio del giornalista Piero Badaloni. Attraverso sceneggiati e testimonianze di storici, il programma approfondisce gli avvenimenti che hanno portato all’unità d’Italia. Si introduce lo scrittore – interpretato nella parte sceneggiata da Arnoldo Foà – contestualizzando la scrittura de “I Promessi Sposi” nell’ambito del contesto risorgimentale e si affronta in primis il Manzoni politico. Nel 1860 Manzoni era stato nominato senatore per nomina regia su proposta di Camillo Benso di Cavour. Lo storico Gian Paolo Romagnani pone l’accento su alcuni aspetti poco conosciuti dello scrittore: ad esempio, Manzoni aveva partecipato poco all’attività senatoriale in quanto non si sentiva in grado di parlare in pubblico: era balbuziente e pieno di nevrosi. Nonostante ciò, e nonostante l’età avanzata, nel dicembre 1864 si reca nuovamente a Torino dove si vota per Roma Capitale, causa in cui crede fermamente. Il giornalista Badaloni prosegue nell’illustrare come nell’ideologia politica manzoniana affondino le radici della sua attività letteraria e nello specifico del romanzo storico de “I Promessi sposi”. Manzoni ha però portato avanti anche un’altra battaglia, quella per il rinnovamento della lingua e della letteratura italiana.
Considerato uno dei maggiori romanzieri italiani di tutti i tempi per il celeberrimo romanzo I promessi sposi, caposaldo della letteratura italiana, Manzoni ebbe il merito principale di aver gettato le basi per il romanzo moderno e di aver così patrocinato l’unità linguistica italiana, sulla scia di quella letteratura moralmente e civilmente impegnata propria dell’Illuminismo italiano.
Passato dalla temperie neoclassica a quella romantica, il Manzoni, divenuto cattolico dalle tendenze liberali, lasciò un segno indelebile anche nella storia del teatro.