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Recensione: IL PAESE NELL’OMBRA – UN MISTERO IN VAL TREBBIA – Solo sprofondare nel buio più profondo può dare spazio ad uno spiraglio di luce e perché no di speranza.

Recensione: IL PAESE NELL’OMBRA - UN MISTERO IN VAL TREBBIA - Solo sprofondare nel buio più profondo può dare spazio ad uno spiraglio di luce e perché no di speranza. Recensione: IL PAESE NELL’OMBRA - UN MISTERO IN VAL TREBBIA - Solo sprofondare nel buio più profondo può dare spazio ad uno spiraglio di luce e perché no di speranza.Avranno sempre bisogno di ricondurre i loro timori a un nemico, chiunque possa essere e a dare a questo un volto. E’ più semplice, aiuta a rappresentare quello che sfugge al cervello davanti a chi non sa usare lo spirito”.

Questo è IL PAESE NELL’OMBRAUN MISTERO IN VAL TREBBIA di Andrea Percivale (Morellini Editore), nato nel 1971 a Genova, dove vive.

Andrea Percivale, in questo suo romanzo scritto tutto al presente seguendo il divenire degli eventi, fa vivere al suo lettore attraverso gli occhi e le percezioni di Roberto, adolescente del luogo, i giorni in cui la Val Trebbia viene interessata dal fenomeno dell’eclissi solare. Ma non una normale eclissi, bensì una di quelle in cui il buio dura un gocciolino in più del dovuto, quel tanto che basta per far emergere il lato oscuro e le paure dell’animo umano, soprattutto, anzi direi esclusivamente, di quello adulto.

Alla fine sono loro ad essere impauriti, loro che vivono di ripetizioni e si trovano di fronte a una vicenda inadatta a essere inserita in qualsiasi sequenza. Per Roberto è soltanto una delle tante cose da affrontare per la prima volta”.

Gli adolescenti, i ragazzi, vivono ogni cosa nuova come un’avventura, che si tratti di una eclissi solare o di stringere amicizia con ragazzi stranieri affetti da una malattia della pelle che li costringe a vivere invertendo il giorno con la notte.

Diverso è per gli adulti, soprattutto in un piccolo borgo, carichi di mille pregiudizi e stereotipi, pronti ad accusare chiunque non rientri nei loro schemi, nelle regole e nelle consuetudini, a prescindere da chi siano.

Nessuno ha il coraggio di rivelare perché le armi sono state puntate contro i ragazzi. I rastrelli scendono sui fianchi, i bastoni scivolano dietro la schiena, i pugni si aprono. Nina si alza si scatto e passa in rassegna occhi che sfuggono, si abbassano o tutt’al più reggono per qualche secondo il suo sguardo. Si prepara a raccontare l’ultima ora nel bosco, si schiarisce forte la voce ma alla fine rimane zitta, persuasa che siano parole inutili”.

Il romanzo, scritto con una dialettica semplice, di facile lettura e comprensione, ci racconta di un paesino in Val Trebbia, di una eclissi solare, di una sparizione e di ragazzi forestieri con una strana malattia, ma soprattutto ci racconta dei pregiudizi, delle paure, delle amicizie e dell’amore. Perché il sole tornerà sempre a sorgere, con la speranza che possa illuminare anche le menti e gli animi più bui.

Tutti riceviamo un dono. Poi non ricordiamo più né da chi né chi sia. Soltanto ne conserviamo pungente e senza condono la spina della nostalgia”. Caproni.

Si alza e prende a vagare nei dintorni, cercando come un rabdomante frammenti di poesie sugli alberi, nelle aiuole, sulla staccionata, sui varchi secondari. Gli serviranno come regalo per ricordarsi di lei […], per rammentare ai paesani quale spirito abbiano perso l’occasione di abbracciare […]. Gli serviranno per chiedere agli amici se Nina e gli altri siano stati davvero in Val Trebbia o siano soltanto apparsi agli occhi, magari come quel cono d’ombra dal cielo”.

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