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Recensione: La stagione delle spie – Indagine sugli agenti russi in Italia

Recensione: La stagione delle spie - Indagine sugli agenti russi in Italia Recensione: La stagione delle spie - Indagine sugli agenti russi in ItaliaChi di noi da piccolo non ha giocato a guardie e ladri, inserendo, magari in presenza di altri bambini, il ruolo della spia?

007, Nikita, Mission Impossible sono alcuni tra i film più popolari che hanno come protagonisti delle spie e che ci hanno fatto sognare.

Lo spionaggio è un tema molto affascinante perché nell’immaginario collettivo la spia possiede doti eccezionali: è audace, è misteriosa, è scaltra e coraggiosa.

E’ naturale quindi identificarsi in un personaggio che rispecchi qualcosa che non siamo, soprattutto se tendiamo a preservare le nostre abitudini crogiolandoci nel comfort.

Le mamme, che sono quasi sempre sagge, però, sin da piccoli, ci indirizzavano in una direzione diversa.

Non fare la spia” ci dicevano e ci insegnavano a non manipolare in maniera scorretta informazioni, a carpirle o a riferirle.

Il risultato di tutto questo percorso è che molti di noi oggi della pratica dello spionaggio non hanno idea e la ammantano anzi di una connotazione quasi mitologica.

I complottisti d’altro canto immaginano che questa pratica abbia una diffusione eccessiva in quanto la paranoia che li caratterizza tende a far prevalere in loro l’idea che sia quasi naturale all’interno di quello che loro chiamano “sistema” questo elemento che disturba potenziali equilibri.

Antonio Talia con il suo saggio La stagione delle spie, edito da Minimum Fax, ci conduce finalmente su un piano di realtà.

L’autore descrive dopo un breve prologo una serie di casi di spionaggio e le ragioni che li hanno mossi.

Descrive anche le tecniche utilizzate, virtuali o pratiche, perché lo spionaggio, spiega, è nella maggior parte dei casi praticato da soggetti che per motivi politici, etici o morali, materialmente rubano dati mediante l’utilizzo di schede, penne USB, registrazioni e investono totalmente la propria vita in questa missione.

D’altro canto e questa è forse la cosa più interessante, molte spie non hanno intenti nobili, ma si ritrovano a ricoprire questo ruolo per motivi futili e banali, legati a particolari circostanze, o perché obbediscono, costretti, a ordini superiori o per mera brama di denaro, potere o ambizione.

Talia rammenta tra l’altro tra i vari capitoli, il fallimento di molte operazioni a causa di doppi giochi o semplicemente a causa del fatto che le fonti, messe allo stretto e scoperte, rivelano tutto il piano e chi lo muove.

Una cosa è certa e l’autore permea di questo il saggio:

lo spionaggio non ha nulla di affascinante ma è un sintomo di malessere, di crisi politica e sociale di uno Stato, un mezzo, che utilizzato, rivela un grande conflittualità in essere.

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