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Recensione: Le società matriarcali del passato e la nascita del patriarcato – Dalla collaborazione al dominio

Recensione: Le società matriarcali del passato e la nascita del patriarcato - Dalla collaborazione al dominio Recensione: Le società matriarcali del passato e la nascita del patriarcato - Dalla collaborazione al dominioLe società matriarcali del passato e la nascita del patriarcato
Asia Occidentale e Europa
di
Heide Goettner-Abendroth
Traduttrici 
Luisa Vicinelli e Nicoletta Cocchi
Mimesis Edizioni/Collana Eterotopie

Questo libro di Heide Goettner-Abendroth, madre della disciplina degli studi matriarcali moderni, vuole riscrivere la storia delle culture da una prospettiva non patriarcale, riportando alla luce l’epoca matriarcale dimenticata. Si basa sulla sua ricerca antropologica pionieristica riguardo le società matriarcali ancora esistenti in tutto il mondo, che le ha fornito una nuova definizione di “matriarcato” come vere e proprie società egualitarie di genere. Secondo i moderni studi matriarcali, i matriarcati non hanno mai avuto bisogno delle strutture gerarchiche di dominio del patriarcato, poiché sono socialmente egualitari, economicamente equilibrati e politicamente basati su decisioni consensuali.

L’autrice critica i pregiudizi patriarcali che abbondano nelle interpretazioni archeologiche e la loro cecità di fronte alla grande varietà di forme sociali umane. Approfondendo questo materiale è in grado di sviluppare un quadro completamente diverso delle prime epoche culturali, che sono state formate in modo decisivo dalle donne, dalla maternità e dai valori materni.

Le società del Paleolitico furono “incentrate sulla madre” che è cosa ben diversa da società “matriarcali” che sono temporalmente successive. Entrambe le espressioni pongono le donne al centro, sia pure con i relativi distinguo. Essere al centro non s’identifica necessariamente con un vertice di un qualsiasi tipo di gerarchia, essendo la gerarchia estranea a queste forme culturali basate sulla collaborazione e sulla condivisione; e del tutto libere da scale di potere. Le prime società matriarcali si hanno, invece, nel Neolitico, che vede uno sviluppo più antico nell’Asia rispetto all’Europa. Nella stessa Europa, ad esempio, il Neolitico antico nell’Europa centrale inizia con un millennio di ritardo rispetto all’Europa sudorientale.

Nell’Europa centrale il Neolitico è caratterizzato dalla Cultura della ceramica lineare (LBK, dal tedesco Linienbandkeramik). La fine di questa civiltà nel Neolitico è al centro di diverse discussioni e l’autrice riesce a esporre documentazione scientifica e prove concrete nei confronti dei “teorici della guerra” che hanno sempre interpretato le civiltà in tal senso.

Un cambiamento nella tecnica ornamentale della ceramica si ha nel caso della Cultura della cercamica decorata a punzone (SBK, dal tedesco Stichbandkeramik).

Invece, la Cultura del bicchiere multiforme (TRB, dal tedesco Thrichterbecherkultur) nel 4200 a.C. si riscontrava nelle popolazioni mesolitiche della Germania nordoccidentale, della Danimarca e della Svezia meridionale.

Sono proprie di queste epoche i grandi terrapieni e le architetture megalitiche che richiedevano tradizioni stabili e una buona organizzazione a seguito dell’aumento demografico registrato nel Neolitico.

Gli spostamenti, anche tramite imbarcazioni avevano consentito la diffusione della cultura neolitica. I clan erano organizzati in base a una genealogia in linea materna (matrilinearità), associata alla matrilocalità. A livello culturale e religioso le popolazioni svilupparono il culto della rinascita che si esplica anche nel simbolismo delle opere d’arte che ruotano attorno ai temi: vita, morte, rinascita. Le donne sono al centro di questo culto, il cui ritorno alla vita era visto attraverso le figure femminili.

Per queste motivazioni la religione era incentrata sul culto della dea, ovvero le madri primeve e le antenate divennero dee sul modello della dea madre. I defunti erano posti nella terra in quanto considerata Madre primordiale di tutti. Emblematici i tre aspetti della dea: bianca (creatrice); rossa (materna), nera (morte).

Dal Neolitico in poi, esempi successivi di queste dee si riscontrano, ad esempio, nella greca Ecate dalle tre teste, nella russa Baba Yaga, nella mitteleuropea Hel o Holle, nella celtica Morrigan o Morgana, nelle Moire greche, nelle Parche romane, nelle Norne germaniche.

Con l’Età del Bronzo si assiste, invece, alle origini delle prime società patriarcali.

Il saggio, con analisi rigorose e puntuali, fornisce una spiegazione logica e dettagliata dell’ascesa del patriarcato, che si basa su reperti archeologici e non su speculazioni e, pertanto, ha un alto grado di validità. Una considerazione importante riguarda l’introduzione della monogamia da parte del patriarcato come strumento per garantirsi la patrilinearità, mentre un tempo le donne erano sessualmente libere. Il libro comprende lo sviluppo dell’Asia occidentale e dell’Europa dal Paleolitico, passando per il Neolitico e l’Età del Bronzo. In questo ampio campo d’indagine storiografica, l’autrice crea nuove intuizioni rivoluzionarie che sono rilevanti per tutte le scienze sociali e storiche.

Per questo motivazioni, il suo studio, lungamente atteso e innovativo, non solo affronta le origini del patriarcato, ma soprattutto il lungo periodo della storia umana che lo ha preceduto. L’autrice ci accompagna in un viaggio che ha come fine il periodo in cui tutto ciò che rimane sono elementi matriarcali all’interno di un ambiente patriarcale. Nel suo percorso sfata molti miti culturali, tra cui quello della guerra eterna. La profonda prospettiva alternativa dell’autrice porta alla luce le radici del nostro attuale malessere e dona la speranza che dalla conoscenza della verità sul passato si possa trovare un modo per guarire il nostro futuro.

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