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Recensione: “Piume in libertà” – Conta fino a dieci e poi spicca il volo!

Recensione: "Piume in libertà" - Conta fino a dieci e poi spicca il volo! Recensione: "Piume in libertà" - Conta fino a dieci e poi spicca il volo!Piume in libertà
John Yeoman, Quentin Blake
traduzione di Luigi Berio
Camelozampa

Il tempo di contare fino a dieci e tutto passa, le piccole ansie, le paure, le insicurezze. Il tempo di contare fino a dieci e due gallinelle inesperte e imbranate imparano a godersi la vita e il sole e la compagnia notturna del canto delle cornacchie.

Sì perchè Flossi e Bessi, della vita conoscevano poco e niente. Erano nate nel grande capannone da mamma Lampadina, elegante col suo casco di metallo.
Ogni loro giorno era uguale all’altro, uguale a quello di migliaia di altre galline stivate come loro nelle strette gabbie.
Uguale al sapore del cibo sempre uguale, un mangime cannibalesco, un misto di cereali, becchi triturati, piume macinate e medicinali che avrebbero dovuto curare malattie che si diffondevano comunque.

‘Hai dormito bene?’ chiese Flossi. ‘Sì, grazie’ disse Bessi. ‘Ho fatto un segno incantevole’. ‘Che cosa carina’ disse Flossi. ‘Cosa hai sognato?’ ‘Ho sognato che ero in una gabbia, in un lungo capannone. E poi… poi mi sono svegliata!'”

Ma contato fino a dieci le due gallinelle non le riconosci più: fanno bagni di polvere e raspano il terreno alla ricerca di vermetti succulenti.
Dieci sono i capitoli di questa bella storia, scritta dalle mani sapienti di John Yeoman nel 1993, anche se sembra scritta oggi, perchè le storie belle, quelle che con un sorriso ti raccontano della vita vera, non invecchiano mai. E il sorriso è colto e restituito mirabilmente dalle illustrazioni di Quentin Blake, che traduce in immagini l’ironia sottile e amara, al tempo stesso, del racconto.

Ironia che fa capolino fin dalle prime pagine nel nome “Radura felice” dato al capannone in cui vivono ignare le due sorelle/galline. Non hanno visto null’altro e sono felici così di ciò che hanno… ma un giovedì arriva una taccola e per uno strano caso le libera.

Ma guarda quel povero pollo…’ ‘Pollo?! io sono una taccola: TACCO…’

La prima reazione delle sorelle, una volta fuori per il mondo, sarà di smarrimento, di paura, di voglia di rientrare nelle certezze del loro quotidiano. Ma la taccola paziente le esorta a contare fino a dieci e riaccompagnandole faticosamente a casa, in realtà le allontana per sempre da quel mondo finto e artificiale. Il loro viaggio infatti, a tratti esilarante, sarà un continuo viaggio di scoperta della propria natura.

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La taccola sarà per le due svampite galline un’ottima bussola per capire se esse stanno andando nella direzione giusta. Qualunque storia, racconto, ha un modo molto chiaro per farci capire se il protagonista sta andando nella direzione giusta: le difficoltà aumentano. E con esse aumentano le paure di sbagliare, a quel punto dobbiamo stare attenti a non farci bloccare da esse, ma essere felici della loro esistenza: vuol dire che stiamo andando verso ciò che vogliamo fare veramente e che l’impegno che ci metteremo sarà profondo e sincero, perché se non ce ne importasse niente non vivremo sulla nostra pelle l’ansia di sbagliare.

Riuscire a rendere la paura un nostro alleato non è facile, ma solo perché siamo abituati a vederla come qualcosa di esclusivamente negativo, creato per farci inciampare sul più bello.

Domarla è un lavoro in più fasi: prima dobbiamo riconoscerla, e poi magari contare fino a dieci per riuscire, col sorriso sulle labbra, a far andare le cose nel verso giusto.

Il medesimo sorriso, un pò sornione, che puntella la traduzione di Luigi Berio per Camelozampa, che sembra essere perfettamente in sintonia con le buffe galline che tentano di “intonare” i loro primi voli.

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